LA PERSONA, IL POPOLO E LA LIBERTA’: PER UNA NUOVA GENERAZIONE DI POLITICI CRISTIANI (Corriere del Giorno, 4 gennaio 2011, pag. 30)

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Il Sen. Gaetano Quagliarello, autore del libro "La persona, il popolo, la libertà"

 

Nel suo recente libro “La persona, il popolo e la libertà. Per una nuova generazione di politici cristiani” (Cantagalli, Siena, 2010, pagg. 198), il senatore del PdL Gaetano Quagliarello ricorda la storia della sua famiglia – meridionale, liberale e cattolica – come emblematica di una certa Italia post-unitaria. Il bisnonno Francesco, cattolicissimo tanto da radunare ogni sera la sua grande famiglia per la recita del rosario, fu sindaco liberale di Salerno ancor prima della normalizzazione dei rapporti fra cattolici e liberali unitari (revoca del “non expedit”).

E’ un paradigma familiare e al tempo stesso storico, quello rappresentato dall’Autore e a cui anche oggi si può guardare per rispondere all’invito che a più riprese autorevoli uomini di Chiesa hanno invocato per l’Italia: la nascita di una nuova generazione di politici cattolici onesti e seri (pag. 13).

Per il senatore Quagliarello non si tratta di proporre un nuovo partito dei cattolici, sulla falsa riga della vecchia Democrazia Cristiana, ma di creare uno spazio politico dove far convergere gli sforzi della tradizione liberale e di quella cattolica, e perfino dei non credenti, purché riconoscano e si riconoscano nel diritto naturale. A tal proposito l’Autore ricorda il pensiero del filosofo e politologo liberale Tocqueville (un non credente), il quale affermava che affinché una democrazia non appassisca è bene che i suoi cittadini nutrano forti fedi religiose, anziché attitudini scettiche e relativistiche (pag. 54). Com’è accaduto e tuttora accade nella grande democrazia statunitense.

Tocqueville era anche consapevole che in una società liberale i valori fondanti sono di derivazione cristiana. Se tale consapevolezza è abbastanza normale negli Stati Uniti, dove lo Stato rispetta e anzi tutela la religiosità che si esprime – in varie forme – nella società civile, nel Vecchio Continente la presenza di ideologie assolute, la concezione laicista della democrazia,  il diffondersi di religioni civili concepite come alternative alle religioni rivelate, hanno determinato l’incapacità di costruire lo Stato laico in un rapporto equ ilibrato con il fatto religioso. In tale contesto, il caso italiano presenta un’ulteriore anomalia rispetto al resto d’Europa. L’Italia, infatti, è l’unica grande Nazione dell’Occidente la cui unificazione si è consumata espressamente contro la volontà della Chiesa maggioritaria. Come noto, infatti, i moti risorgimentali si nutrirono di un’essenza anticlericale che ha pervaso la storia d’Italia sino al fascismo e ai patti lateranensi.

Nel secondo dopoguerra si assiste all’affermazione del partito cattolico nella versione della Democrazia Cristiana, che col passare del tempo, nell’affannosa ricerca dell’autonomia rispetto al magistero sociale della Chiesa, determinò il proprio scivolamento e dunque il proprio suicidio politico – così scrive Quagliarello – lungo la “china infame della criminalità” (pag. 59).

Finita la Democrazia Cristiana e con essa la Prima Repubblica, i cattolici tornano liberi di guardarsi intorno, e se una parte di essi, consolidando la tradizione democristiana di “guardare a sinistra”, confluisce nell’Ulivo-Partito Democratico, molti altri – probabilmente la maggioranza non intellettualizzata – trovano in Forza Italia e poi nel PdL uno spazio nuovo, dove è possibile recuperare l’incontro con la tradizione liberale e moderata. Tale tradizione è ben diversa da quella dell’illuminismo anticlericale, che dopo aver combattuto aspramente la Chiesa in Francia e in Italia e dopo averne preconizzato la fine, si trova, a partire dagli anni ’80, dinanzi ad una imprevista sopravvivenza del fatto religioso.

Nel libro, infatti, l’Autore ricorda che “cadute le ideologie, le grandi religioni hanno acquistato uno spazio nell’arena pubblica che da solo basta a smentire la convinzione positivista di una loro inevitabile progressiva estinzione. Il rapporto tra di esse, inoltre, è diventato più difficile, complicato dalla demografia e dalla vastità dei flussi migratori” (pag. 9).

Quella cui Quagliarello intende guardare è dunque la tradizione liberale propria del mondo anglosassone e specificatamente americano, dove la religione e il diritto naturale non solo non vengono ostracizzati ma rivestono un ruolo positivo nella società civile.

Raccogliendo gli inviti di Papa Benedetto XVI a “vivere come se Dio esistesse”, Quagliarello pensa sia possibile costruire anche nell’ambito della politica italiana, dopo la fine della politica ideologica e intellettuale, un “cortile dei gentili”: individuare, cioè, uno spazio libero in cui credenti, non credenti e anche appartenenti ad altre religioni possano confrontarsi per scoprire le ragioni di una cultura che, comunque, abbia a cuore l’uomo, nella sua peculiare caratteristica di essere razionale e spirituale, dal concepimento alla morte naturale.

Chiaramente non un punto di arrivo ma di partenza, per riconciliare nella verità – in questo periodo di straordinaria violenza – la persona, il popolo e la libertà.

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