LE “FRANTUMAZIONI” DELLA MADRE: DALLA STATUETTA ALLA STORIA (di Guido Verna – 2^ parte)

1941

                     

4. Il legame tra Lepanto, il Rosario e la Madonna è un continuum all’interno della Chiesa. Sarebbe troppo lungo, ancorché facilissimo, dimostrarlo.

Ricordo solo una coincidenza. La festa di Maria Ausiliatrice (24 maggio) fu fissata, nel 1815, da Pio VII [1742; 1800-1823], in memoria della battaglia di Lepanto e in ringraziamento alla Madonna perché — come rileva don Roberto Spataro SDB, professore presso l’Università Pontificia Salesiana e già Preside dello Studium Theologicum Salesianum “Saints Peter and Paul” di Gerusalemme — «[…] consapevole del [Suo] intervento […] per liberare la Chiesa e il Papato dalla situazione dolorosa in cui versavano» [RS1] a causa delle persecuzioni napoleoniche, culminate in cinque anni di prigionia dello stesso Papa, lontano da Roma. E proprio in quell’anno, a Dio piacendo, nacque S.Giovanni Bosco [1815-1888], il figlio più devoto di Maria auxilium christianorum e il propagatore più intenso del Suo culto, che fece erigere  a Torino-Valdocco — come monumento di riconoscenza alla Vergine Maria con il titolo di Ausiliatrice — il grande Santuario a Lei dedicato, che sarebbe poi diventato la Chiesa Madre e il centro spirituale dell’Opera Salesiana nel mondo.

Arrivo rapidamente ai giorni “nostri” — a quei giorni, cioè, in cui la sensibilità di molti cattolici viene stravolta, per modularla sulle frequenze del “politicamente corretto”.

La Supplica alla Madonna di Pompei (che si recita l’8 maggio e la prima domenica di ottobre) comincia con l’invocazione all’Augusta Regina delle vittorie, un titolo ? sia detto per inciso ? che, a suo dire, provoca nell’oratore qualche fastidio. Ebbene, il Card Sodano — nell’omelia rivolta ai fedeli l’8 maggio 2002 in occasione della Concelebrazione Eucaristica in onore della Madonna del Rosario, nel Santuario di Pompei — ricordava ancora che: «[…] questo […] titolo mariano […] era particolarmente caro al Beato Bartolo Longo, [1841-1926] fondatore di quest’oasi di preghiera. [Perché] é un titolo che gli ricordava la festa della Madonna del Rosario, istituita dal Papa San Pio V dopo la vittoria di Lepanto nel 1571. In occasione di quella celebre battaglia, la comunità cristiana aveva avvertito una speciale protezione della Madre di Dio, invocata come Aiuto dei cristiani, “Auxilium christianorum» [Link 2].

 

5. Se i principi generali del cattolicesimo fossero ancora ricordati e “vigenti” — ovviamente, nel cuore e nella mente di tanti cattolici “moderni” —, in quanto esposto c’è già evidente la risposta alla possibilità della presunta parzialità della Madonna.

Il nostro Dio, ricordo, ha una peculiarità: pur potendo “fare” da solo,  preferisce che il “da fare” gli venga chiesto: “bussate e vi sarà aperto”, “chiedete e vi sarà dato”. In più, un cattolico non immemore ha ben presente anche un altro elemento assolutamente peculiare della nostra religione: la “comunione dei santi”, cioè la possibilità di cumulare le preghiere di tutti indirizzate ad uno scopo specifico, foss’anche “terreno”, e cioè non solo — e questo, se Dio vuole, qualcuno forse lo ricorda ancora — inerente la salvezza di una o di due o di tutte le anime del Purgatorio, comprese quelle di sconosciuti. Un cattolico di fede limpida, per esempio, “capisce” — e perciò ha gratitudine verso di essi e non li considera inutili — il ruolo degli ordini di clausura, la cui unica funzione è pregare e delle cui preghiere ognuno di noi beneficia.

Nel caso in questione, un cattolico che ha una fede siffatta “capisce” al volo: la Madonna — che ha tutti come figli — ha esaudito però quelli che l’hanno pregata, per di più intensamente e coralmente; ha risposto ad una chiamata di auxilium, considerandola legittima e perciò si è sentita obbligata a rispettare fedelmente le regole del gioco: ha sentito bussare e, come a Cana, ha “costretto” il Figlio ad aprire. Lepanto fu anzitutto una straordinaria preghiera “in comune”, un formidabile esempio di “bussata” collettiva.

Dal punto di vista degli “oranti” — che conoscevano quelle regole e le praticavano e che, in più, erano umili e non orgogliosi come gli uomini di oggi, presuntuosamente autosufficienti — il grande merito della vittoria è stato perciò attribuito subito all’intercessione di Maria, alla quale, quasi on line, hanno  riconosciuto le funzioni e i titoli  di auxilium christianorum e Madonna delle Vittorie. 

Poi, tanti secoli dopo … si passa alla loro “frantumazione”. E a giustificazione di questa attività demolitoria, spesso ci si serve anche di una accusa ridicola, cioè che la Chiesa avrebbe piegato gli eventi a suo vantaggio, “inventandosi” un impossibile contributo mariano. Mi chiedo, en passant, con quali serenità un cattolico che pensa e che dice queste cose possa continuare a muoversi senza imbarazzi dentro questa Chiesa immaginata “furba”, con santi creduloni e con pontefici che obbligano a preghiere inutili, raccontano storie “costruite” e non verificate  e, per di più, raccontandole, conquistano la gloria degli altari.

Mi tornano in mente — guardandomi intorno — i “taluni cattolici” mirabilmente descritti più di trent’anni fa da Paolo VI [1897; 1963-1978]: «Taluni si esercitano nell’autocritica, si direbbe perfino nell’autodemolizione» [PVI].

 

6. L’esercizio di “frantumazione” dell’oratore, purtroppo, non si è limitato a Maria auxilium christianorum ma ha debordato:  subito dopo, infatti, il trattamento è toccato anche a San Giacomo, nella sua versione spagnola. Da quasi 1300 anni, il “povero” figlio di Santa Salome sarebbe stato costretto a subire il titolo di matamoros, attribuitogli impunemente dai combattenti cattolici che durante i sette secoli della Reconquista [722-1492] avevano sempre avuto la sensazione di averlo costantemente al loro fianco.

Il discorso porterebbe lontano; mi limito, nella nostra prospettiva, a ricordare soltanto questo: fin dall’inizio, oltre a quello di Santiago, questi combattenti “sentirono” anche l’aiuto della Madre celeste. Cominciarono a “sentire” questo auxilium proprio lassù, a Covadonga, quando riuscirono a vincere i mori, in quel piccolo «[…] scontro forse di limitato significato militare, ma di altissimo valore simbolico, giacché, nonostante le tesi minoritarie di alcuni storici, esso segna effettivamente l’inizio di quel processo di reconquista, destinato a segnare in modo decisivo, per ben quasi otto secoli, la storia della penisola iberica» [MT2].

 Anche lassù, attribuirono la vittoria all’intervento di Maria Vergine, tanto da ritenersi in  dovere di ringraziarLa subito e in modo permanente: il loro condottiero Don Pelayo [690 ca-737] fece, perciò, erigere un altare all’interno di una grotta, da allora chiamata “Cova Dominica” (grotta della Signora).

Nuestra Señora de Covadonga è ancora lì, ad aspettare preghiere.

L’Europa di oggi, forse, non farebbe male a tenere conto di questa chance.

 

(20-11-2011, 2\4, continua)

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