L’EUROPA CHE MUORE DI ABORTO

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Venerdì 25 maggio si è purtroppo consumato anche in Irlanda un reato contro la vita nascente: quasi il 70% dei cittadini chiamati ad esprimersi sul divieto costituzionale di introdurre l’aborto di Stato, ha invece votato favorevolmente.

Il referendum, indetto a tre anni da quello che legalizzò le nozze gay, ha chiesto ai cittadini di esprimersi sull’abolizione del cosiddetto “ottavo emendamento”, il bando assoluto all’aborto inserito nella Costituzione – sempre tramite consultazione popolare – nel 1983.

L’Irlanda era rimasta uno dei pochissimi Stati al mondo dove non si potevano uccidere i bimbi nel grembo materno. Adesso invece si potrà.

John McGuirk, portavoce del gruppo ‘Save the 8th’, ha riconosciuto la vittoria degli avversari e ha attaccato: “I bambini non ancora nati non hanno più il riconoscimento del diritto alla vita da parte dello Stato. Presto verrà approvata una legge che permetterà di uccidere i bambini nel nostro paese“. 

L’Italia, intanto, matura 40 anni di aborto assistito e gratuito. Quarant’anni fa veniva infatti approvata la legge 194. Il bilancio? 6 milioni di bambini uccisi bel grembo materno. Una generazione intera. Le conseguenze? Un’Italia in preda a un drammatico calo demografico, già assediata dalle seconde e terze generazioni di immigrati che invece i figli li fanno, eccome!

È questa la sostituzione etnica, lenta, graduale e, ormai, nemmeno più silenziosa.

Urge un cambiamento di rotta radicale, pena la morte della nostra Italia.
Cambiamento che deve iniziare dall’abrogazione della 194, legge omicida che lede gravemente il primo diritto di ogni essere umano: quello di nascere, di vivere.
Una volta abolita l’eredità di morte lasciataci dai vari Pannella, Bonino e pseudocattolici in salsa sessantottina, si può cominciare la ricostruzione.

Che non può non partire dalla famiglia, con incentivi alla maternità, alle giovani coppie, alle nascite. Solo con politiche di questo tipo, a favore degli italiani, per i loro figli e per il loro futuro, possiamo sperare in una Nazione migliore.

 

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