LA STELLA DI OZIORNOJE E LA PREGHIERA CORALE DELLA POLONIA (di Guido Verna – ultima parte)

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La stella di Oziornoje e la preghiera corale della Polonia

Nella 7^ parte di questo racconto abbiamo già visto come nel 2008 i cattolici polacchi – con un’iniziativa «… nata come risposta a numerosi appelli della Madonna e al desiderio di realizzare l’eredità spirituale del grande Avvocato di Pace San Giovanni Paolo II» – avessero costituito l’associazione “Comunità Regina della Pace, un’opera di apostolato internazionale, che per statuto si poneva tra gli obiettivi il compimento di azioni finalizzate alla pace tra i popoli, alla riconciliazione tra le persone e alle buone relazioni tra le religioni, muovendosi però all’interno non di una prospettiva irenista, bensì di un rigoroso quadro di “pace cattolica”.

Ciò emerge in particolare da uno da degli obbiettivi che i fondatori vollero aggiungere a quelli citati: la promozione dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento. Da qui la disseminazione in tutto il mondo di dodici Centri Internazionali di Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento per la Pace, caratterizzato ciascuno da uno specifico altare, ma tutti legati da un medesimo filo conduttore: l’Ostensorio con la Madre di Dio che stringe a sé il Figlio eucaristico per offrirlo a noi.

L’altare di Oziornoje rappresentava la quintessenza della “polonesità”. Dopo che il Pontefice Benedetto XVI l’aveva benedetto a Roma, in san Pietro, il 10 ottobre 2012, all’inizio dell’Anno della Fede, tutta la Polonia volle inginocchiarsi davanti ad esso, per “caricarlo” delle sue adorazioni e delle sue preghiere prima che fosse trasportato presso la sua destinazione definitiva, in quella terra kazaka che era stata irrorata dal sangue di tanti propri fratelli polacchi.

Cominciò così la lunga peregrinazione dell’Altare attraverso i santuari e le cattedrali più significative della nazione polacca, ma anche con due “uscite” in Germania, nella cattedrale di Colonia e nel santuario mariano di Altötting, tanto caro a Benedetto XVI.

A Czestochowa, intanto, il 3 maggio, nel Santuario della Madonna Nera di Jasna Góra, l’Altare era stato consegnato ufficialmente alla Chiesa kazaka, con una solenne cerimonia celebrata in unione con l’Episcopato Polacco, alla presenza degli arcivescovi mons. Józef Michalik (presidente della Conferenza episcopale polacca) e mons. Tomasz Peta (Presidente della Conferenza episcopale del Kazakistan) e dell’Ambasciatore del Kazakistan in Polonia, Erik Utembajew.

Un mese dopo, all’inizio del giugno 2013, l’Altare arrivò finalmente in Kazakistan.

Fu affidato, per le prime e solenni adorazioni eucaristiche, alla Chiesa kazaka nella cattedrale metropolitana di Astana, durante il primo Congresso Eucaristico (6-7 luglio 2013), presente l’arcivescovo mons. Józef Kowalczyk, primate di Polonia.

Ora, finalmente, era davvero pronto per l’ultimo e definitivo trasferimento ad Oziornoje, dove, da due anni, era tutto altrettanto pronto per accoglierlo. Il 3 luglio 2011, infatti, – nella messa solenne celebrata a conclusione del Congresso Mariano di Petropavlovsk, la città kazaka più vicina -, il suo Santuario della Madonna Regina della pace era stato ufficialmente incorporato tra “Le 12 stelle della Corona di Maria” e, in più, gli era stato concesso il titolo di Santuario Nazionale.

Nel giugno 2014 l’altare “La Stella del Kazakistan” fu sistemato in una cappella di nuova costruzione, perché potesse essere continuata con maggiore tranquillità la pratica – che, peraltro, durava incessantemente dal 25 marzo 1996 – della preghiera e dell’adorazione del Santissimo Sacramento, il cui inizio ufficiale sarebbe avvenuto un mese dopo, il 2 luglio 2014. La Stella del Kazakistan poteva finalmente accendersi.

Ad accenderla, con una solenne celebrazione eucaristica, fu il cardinale Robert Sarah, a quel tempo Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum.

Da allora, dalle porte del Santuario di Oziornoje, immagino che ogni giorno esca un vento caldo e profumato: quello generato dalla Corona del Rosario, e ancor più rinvigorito, riscaldato e profumato dalla Coroncina delle dodici stelle alla Regina della Pace di san Luigi Maria Grignion de Monfort e dalla Coroncina alla Divina Misericordia di santa Faustina, che si intrecciano e si annodano tra loro – Corona e Coroncine – in un’unica straordinaria preghiera.

Immagino ancora che in “quel” vento che pettina la steppa, chi ha un orecchio sensibile possa anche cogliere quel «canto in onore della Madonna, composto dopo la liberazione:Nella steppa del Kazakistan mi hanno aperto le porte e li ho incontrati con il Rosario in mano», quando quella «terra inumana» diventò finalmente “umana”.

– fine –