NIGERIA 2014: ESTREMISTI ISLAMICI RAPISCONO STUDENTESSE E LE FANNO SCHIAVE

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untitledDa “La REPUBBLICA” del 5 maggio 2014 (pagg. 1-19), leggiamo e di seguito riportiamo l’articolo di Nicholas Kristof dal titolo “Riportate a casa le ragazze rapite. L’ira della Nigeria diventa globale”:

“Una notte decine di terroristi con armi pesanti hanno fatto incursione in una cittadina sonnolenta con un convoglio di camion, autobus e furgoncini. E si sono fatti largo nel collegio femminile. Le alunne delle scuole superiori, che dormivano nel loro dormitorio, sono state svegliate da colpi di arma da fuoco. Gli aggressori hanno fatto irruzione nella scuola, hanno appiccato il fuoco e, a detta dei residenti, hanno poi ammassato diverse centinaia di ragazze terrorizzate, costringendole a salire a bordo dei loro veicoli. Poi si sono allontanati facendo perdere le loro tracce.

Tutto ciò accadeva il 15 aprile nella Nigeria settentrionale. Le giovani sono state rapite da un gruppo islamico estremista denominato Boko Haram, il cui nome in lingua hausa significa “l’educazione occidentale è peccato”. 

Di età compresa tra i 15 e i 18 anni, cristiane e musulmane, le ragazze conoscevano i rischi legati al fatto di studiare, e infatti le scuole dell’intera regione a marzo erano state chiuse. Questa sola scuola, però, era stata riaperta affinché le giovani — le migliori dei loro villaggi — potessero sostenere gli esami di fine anno. Poi avrebbero potuto continuare a studiare e diventare insegnanti, medici, avvocati. Invece, sembra che le giovani siano state messe all’asta a 12 dollari l’una e comprate per diventare “mogli” dei miliziani. Una cinquantina di ragazze è riuscita a scappare, ma la polizia riferisce che mancano all’appello ancora 276 adolescenti. E il governo nigeriano non ha fatto pressoché nulla per ritrovarle.

«Chiediamo alle potenze mondiali di intervenire», mi ha detto a telefono il padre disperato di Ayesha, una diciottenne scomparsa, che ha aggiunto che i genitori ormai hanno rinunciato a rivolgersi alle autorità del governo nigeriano. «Ci stanno soltanto mentendo». Adesso sono risoluti a far sì che le pressioni internazionali consentano di salvare le ragazze.

Armati di archi e frecce i genitori delle adolescenti hanno inseguito i rapitori, miliziani armati di AK-47. Alla fine, però, hanno dovuto rinunciare e tornare indietro. Il padre di Ayesha, che ha chiesto di non divulgare il suo nome per paura di ritorsioni, dice che le famiglie stanno pregando Dio che Stati Uniti e Nazioni Unite intervengano per restituire loro le ragazze. Negli ultimi tempi c’è stata una vasta caccia internazionale accompagnata da una copertura incessante delle notizie per individuare le persone scomparse a bordo del volo della compagnia aerea malaysiana MH370, mentre una ricerca vera e propria delle ragazze scomparse, in numero addirittura superiore ai passeggeri dell’aereo, non è stata neppure iniziata.

Ho parlato a telefono con il segretario di Stato John Kerry che si trova in visita in Africa e gli ho chiesto se gli Stati Uniti non potrebbero esortare garbatamente le autorità nigeriane a fare di più. Kerry ha risposto: «Stiamo esercitando pressioni su di loro… per la questione delle ragazze. Dio santo! Certamente!». Kerry ha parlato dell’episodio in termini di «un caso di traffico umano di massa, vergognoso, non certo un atto di terrorismo ». Gli ho chiesto se gli Usa possono avvalersi di satelliti o agenti dell’intelligence per cercare di individuare le ragazze: «Ci stiamo lavorando», ha detto.

Nella speranza di esercitare una pressione da più parti sulle autorità nigeriane, hanno preso il via sul sito web della Casa Bianca alcune campagne, e così pure su Change.org e su Facebook, con lo slogan: «Riportateci le nostre figlie ». Forse servirà, forse no. Ma vale la pena provare. L’assalto in Nigeria va inquadrato in un’iniziativa di repressione globale dell’istruzione femminile voluta dagli estremisti. I taliban pakistani hanno sparato a Malala Yousufzai in testa, quando aveva 15 anni, perché promuoveva l’istruzione femminile. Gli estremisti hanno scagliato acido in faccia alle ragazzine che vanno a piedi a scuola in Afghanistan. E in Nigeria soltanto l’anno scorso i miliziani hanno distrutto cinquanta scuole. Se le ragazze non saranno trovate e salvate, «nessun genitore permetterà a sua figlia di tornare a scuola» ha detto Hadiza Bala Uzman, che ha guidato le proteste a sostegno delle ragazze rapite. La Nigeria settentrionale è un’area profondamente conservatrice e se le alunne saranno trovate sarà molto difficile in ogni caso farle sposare, perché su di loro aleggerà il sospetto che non siano più vergini.

«Le alunne rapite sono mie sorelle» mi ha detto Malala in una mail dalla Gran Bretagna, dove si sta riprendendo dall’aggressione subita dai taliban, «e io esorto la comunità internazionale e il governo della Nigeria a passare all’azione ». Malala ha ragione. Oltre 200 ragazze adolescenti sono state fatte schiave perché avevano l’intelligenza e il fegato di voler diventare insegnanti o medici. Meritano di essere salvate da un serio sforzo della comunità internazionale.”.

 

New York Times

News Service

Traduzione di Anna Bisanti

 

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