POCHI AMBIENTALISTI NELLA GROTTA DI BETLEMME. CHIUSO IL 18 DICEMBRE, CON ESITO FALLIMENTARE, IL VERTICE DI COPENAGHEN SUL CLIMA (di Michele Tuzio)

696

 

 

geloNon so se ridere o piangere alle notizie dei telegiornali, che ci hanno raccontato nei giorni scorsi i disastri “globali” dell’emergenza “gelo”, dopo una lunga immersione di dieci giorni, a Copenaghen, nell’emergenza del “riscaldamento globale”. So bene che, secondo gli esperti, meteorologia e climatologia son due cose diverse, ma sono imbarazzato e divertito a un tempo, vedendo che lo stesso Presidente degli Stati Uniti, di ritorno dal “super-caldo” del clima di Copenaghen, ha rischiato di restare bloccato dal “super-gelo” delle temperature americane. Forse il Padreterno ama la satira più di Vauro, sebbene abbiamo la certezza che la satira di Dio sia fatta per rallegrare e non per incattivire le anime, invitandoci a scherzare un po’ senza prenderla troppo sul serio. Per conservare l’ironia, mi trattengo dal fare la linguaccia a quegli ambientalisti rimasti delusi dal vertice di Copenaghen (anche perché adesso, secondo la nostra Cassazione, la linguaccia è un reato), ma non posso trattenermi dal ridere sotto i baffi (finchè non sarà proibito per legge), dichiarando sinceramente di essere molto felice della loro sconfitta. A parte il fatto che, ad ogni summit internazionale su questioni ambientali, dovunque si decida di organizzare l’incontro,  questi “appassionati” della natura portano puntualmente in giro la loro voglia incendiaria di sfasciare tutto (come si è visto anche in questa occasione), bisogna prendere atto una volta per tutte che nelle loro idee c’è poca scienza e molta superstizione, scarso stile democratico e molto fanatismo ideologico, tanto che alle loro pretese non corrisponde nessun largo consenso, tra scienziati o politici competenti e scrupolosi, sullo stato vero dei “guai” ecologici e ambientali della Terra (senza per questo negare l’esistenza dei problemi).Tutta la forza dell’ideologia degli ambientalisti radicali sta in due paroline magiche, che essi spruzzano da tempo come “pozione fatata” nelle teste, nelle scuole, nelle famiglie e negli ambienti commerciali (dove non si vende più nessun prodotto se non porta il marchio rassicurante della “eco sostenibilità”), ed infine sui governi e sugli organismi internazionali: SVILUPPO SOSTENIBILE. Sono due parole soporifere, acritiche e tranquillizzanti, a volte impiegate in senso contraddittorio l’una dell’altra, ma che hanno un’efficacia straordinaria nel far accettare qualsiasi cosa abbia la loro etichetta. Vengono prescritte sempre in coppia, perché soltanto insieme raggiungono il vero scopo che ci si ripromette dal loro uso ideologico.

 

Il concetto di “sviluppo sostenibile”

Il concetto di “sviluppo sostenibile” fu introdotto nel linguaggio corrente dalla “Commissione Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo” (WCED), attraverso un documento del 1987, il Rapporto Brundtland, dal nome della coordinatrice della Commissione e Presidente dell’epoca, la norvegese Gro Harlem Brundtland (già Ministro dell’Ambiente in Norvegia dal 1974 al 1979 e Primo Ministro  per dieci mesi nel 1981 e per altri dieci anni dal 1986). La signora Brundtland, oltre a ricoprire, dal 1998 al 2003, la carica di Direttore Generale dell’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità –  nel 2004 è stata indicata, dal Financial Times, al quarto posto tra gli Europei più influenti degli ultimo 25 anni. Per farla molto breve, i due princìpi cardini su cui si basa “lo sviluppo sostenibile” sono i seguenti: 1)-la colpa del disastro ambientale è dell’uomo (tesi sbugiardata da grandi esperti, data l’incidenza maggiore di altri fattori, naturali); 2)-è necessario, di conseguenza, limitare la presenza umana sulla terra attraverso due politiche convergenti: a) la prima, di carattere qualitativo, deve tendere a frenare i consumi e lo sviluppo economico che, per i  padri spirituali degli ambientalisti (come, per esempio, il francese no-gobal Serge Latouche) «costituisce la fonte del male»; b) la seconda, di carattere quantitativo, deve tendere al controllo diretto delle nascite, sia nei Paesi ricchi (dove l’idea viene imposta culturalmente attraverso il “sacrosanto valore” dell’autodeterminazione), sia nei Paesi poveri o in via di sviluppo (dove l’idea viene imposta come “una esigenza di contenimento della povertà”). Così abbiamo, da un lato, le politiche “ostruzionistiche” verso ogni progresso tecnologico, ritenuto nocivo, secondo l’ideale del “buon selvaggio” (si pensi alla politica dei Verdi in Italia) e l’ossessione del risparmio energetico (spegnete le luci, limitate il riscaldamento domestico, non lasciate la TV e il computer in stand-by, piantate un alberello, mangiate verdure perché la carne provoca emissioni di CO2, lavatevi poco, limitate l’uso dello sciacquone del water, rinunciate all’automobile, ecc.); dall’altro lato, abbiamo la disseminazione su scala planetaria di “mine antiuomo”: contraccezione, aborto, eutanasia, sterilizzazione, spesso forzata come in Cina (per assecondare la famigerata politica del figlio unico). Una mentalità antinatalista, dunque, perseguita attraverso la tecnica psicologica del “catastrofismo” il quale, paralizzando volontà e senso critico, prepara egregiamente l’avvento dell’ ecologismo o come un nuovo totalitarismo o addirittura come una nuova religione.

 

Un nuovo totalitarismo e Il culto della Terra

Come nuovo totalitarismo, il suo obiettivo è, per così dire, “il comunismo con altri mezzi”, con il restringimento delle sovranità nazionali a favore di un super-potere globale concentrato nella mani di pochi organismi sovranazionali; come nuova religione, l’obiettivo è quello di sostituire al culto di Dio il culto pagano della Terra (Gaia), privando l’uomo della sua supremazia, e riducendolo alla stregua delle bestie e delle piante. L’atteggiamento di fondo di questa religione prevede preghiere e opere di bene per minerali, vegetali e animali (con annessi divieti e severe sanzioni per chi li manipola e li profana), e totale indifferenza per il piccolo d’uomo (con annesso incoraggiamento giuridico a profanarlo e manipolarlo). Non può essere un caso, dunque, se le  persone (la signora Brundtland tra queste) che piangono per la presunta estinzione di foreste, canarini, foche monache e orsi polari (rivendicando per loro improbabili “diritti naturali” contro le manipolazioni genetiche o la vivisezione), siano le stesse che si battono per la legalizzazione dell’aborto e per la sperimentazione sugli embrioni umani, non titolari di “diritti naturali”, su cui si rivendica piuttosto un preteso “diritto alla ricerca”, che fa tanto “scienza”, contro “l’oscurantismo religioso” dei cristiani. Il Papa mette in guardia continuamente sia da un eccesso di manipolazione tecnologica della natura (anche umana) sia da una falsa religiosità alternativa al Cristianesimo, che nega la gerarchia degli esseri o le finalità simboliche e “contemplative”del mondo visibile (si pensi all’Enciclica “Caritas in Veritate”, o al Messaggio per la Pace 2010, pubblicato proprio in concomitanza del vertice di Copenaghen, dal titolo: “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il Creato”). Ma c’è ancora chi l’ascolta? Non ne sono sicuro. Intanto, per questi giorni di Natale, Gesù Bambino è  avvisato: tra le tante assenze, è certo che man cheranno anche molti ambientalisti nella grotta di Betlemme.

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui