RIVOLUZIONE AMERICANA VERSUS RIVOLUZIONE FRANCESE

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55459232Come noto la nascita degli Stati Uniti è intimamente connaturata all’ affermarsi del fatto religioso.

Già George Washington, in qualità di primo Presidente, invocava pubblicamente la benevolenza di Dio sull’America. Tradizione continuata poi da tutti i successivi Presidenti degli Stati Uniti, tanto conservatori che progressisti, tanto repubblicani che democratici.

Non solo i “Padri fondatori” misero sotto la protezione di Dio il Nuovo Mondo, ma produssero uno specialissimo equilibrio fra politica e religione in cui sembrava compiutamente realizzato il principio evangelico di dare “a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare”. Così in una sorta di scambio di vasi comunicanti la religione ha sempre animato la comunità politica statunitense, rispettandone però il ruolo e l’autonomia; la politica d’altro canto si è tenuta lontana dai rigurgiti di stampo giacobino che hanno invece insanguinato il Vecchio Continente. Il risultato? Eccolo: “Gli americani sono un popolo religioso, il più religioso fra le Nazioni più industrializzate. Più del 90% della popolazione degli Stati Uniti dichiara di credere in Dio o in un essere superiore. Per oltre l’80% gli americani si professano cristiani. Soltanto l’8% dichiara di essere ateo.” (riporta questi dati il Prof. Emilio Gentile – che pure è pregiudizialmente critico nei confronti della religiosità statunitense – nel suo libro “La democrazia di Dio. La religione americana nell’era dell’impero e del terrore”, pag. 44).

Si può così correttamente parlare di una “democrazia di Dio”, nel senso che la concezione americana della democrazia ha una matrice religiosa e s’ispira costantemente alla religione, sostenendo che la libertà è un dono di Dio.

Non a caso Benedetto XVI, parlando proprio a Washington il 17 aprile 2008, ha citato Alexis de Tocqueville (1805-1859), pensatore francese non credente, il quale insegnava che “la religione e la libertà sono intimamente legate nel contribuire a una democrazia stabile”: se si strappa la religione dal contesto sociale cade pure la libertà, e la democrazia frana.

E’, quest’ultima, l’esperienza tragica della Rivoluzione francese, che, al contrario di quella americana, ha preteso di imporre una liberté politica a scapito della libertà religiosa. Il risultato è stato l’ anticlericalismo laicista, ma anche il Terrore.

E’ sintomatico che oggi politologi e sociologi (anche dichiaratamente progressisti) individuino proprio nel giacobinismo rivoluzionario francese la causa di certe attuali discriminazioni nei confronti degli immigrati musulmani (si veda, per esempio, Olivier Roy: “Islam alla sfida della laicità. Dalla Francia una guida magistrale contro le isterie xenofobe”).

Allora è forse giunto il tempo di iniziare a raccontare ai nostri ragazzi (ma non solo a loro!) che c’è Rivoluzione e Rivoluzione.

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