VIVA IL PAPA! (di Marco Invernizzi)

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Il Beato Pio IX in una foto d'epoca

Stanno già scrivendo fin troppo i giornali a proposito del nuovo Pontefice, e radio e tv non sono da meno. Dirò subito che non l’avevo previsto, come del resto la maggior parte dei commentatori, a parte Vittorio Messori. Ma questo non conta nulla. Il fatto importante, adesso, è che la Chiesa ha di nuovo il suo capo visibile. Chiunque sia, qualunque sia stata la sua storia, comunque scelga di chiamarsi, diciamo semplicemente: viva il Papa!

Viene subito in mente quanto accadde al beato Pio IX all’inizio del suo pontificato (1846-1878). Il Pontefice era favorevole all’unificazione italiana, ma poi si opporrà decisamente, con tutto se stesso, quando si rese conto quali forze politiche e ideologiche stavano promuovendo il Risorgimento. In quei primi anni, i dirigenti delle forze rivoluzionarie davano ordine di scrivere sui muri e di fare circolare lo slogan: viva Pio IX.

Ma i veri cattolici avrebbero compreso presto dove stava il trucco e risposero, semplicemente: viva il Papa! Ossia, viva il Papa, chiunque sia.

Oggi, chi ha scritto e parlato a favore del vicario di Cristo, sarebbe proprio il caso che cominciasse a sintonizzarsi con il Magistero, quello di papa Francesco quando comincerà e quello dei suoi predecessori, dal quale non potrà essere troppo diverso.

Viva il Papa, dunque. E viva questo Papa, al quale ci affidiamo, per quel che può valere il nostro piccolo contributo, consapevoli della sua umanità, dei suoi limiti, delle tentazioni a cui sarà sottoposto come avviene per tutti gli uomini, ma certi dell’assistenza divina che non potrà mancargli. Un Papa da scoprire, da seguire, da studiare per quanto riguarda il suo insegnamento, che comincerà nelle prossime ore, senza avere la pretesa di sapere a priori quel che dirà. Basta leggere l’editoriale di Repubblica di oggi, giovedì 14 marzo: loro sanno già tutto quello che farà. Beati loro. Smantellerà la curia, si libererà da ogni forma di esercizio del potere, ritornerà alle radici del Vangelo, farà una rivoluzione dunque, come si capisce avendo scelto di chiamarsi Francesco. Chissà cosa avrebbero scritto se si fosse chiamato Giovanni Paolo III o Pio XIII non riesco proprio a immaginarlo, quasi che questi pontificati non avessero avuto a che fare con il Vangelo.

Un Papa gesuita, inoltre. La Compagnia di Gesù, per volontà del suo fondatore s. Ignazio, emette un quarto voto di obbedienza nelle mani del Papa, oltre ai tre comuni a tutti i religiosi. Questo fatto induce a pensare che papa Francesco comprenda bene come un rischio molto forte per la Chiesa di oggi sia proprio la mancanza di obbedienza, a tutti i livelli, complice la rivoluzione culturale del 1968, che ha colpito i luoghi dove si educa e quindi si deve imparare a obbedire, in particolare la famiglia e la scuola. Papa Francesco capisce di che cosa stiamo parlando, del valore dell’obbedienza e della difficoltà oggi nel praticarla, in un mondo che la disprezza e la mette da parte.

Un Papa gesuita che sceglie di chiamarsi Francesco è un altro aspetto che merita attenzione. La povertà di Francesco, ricordano i più. Ma anche la missionarietà di Francesco, la sua dedizione e quella dei confratelli per portare il Vangelo nelle strade e nei paesi dove Cristo non è conosciuto e vissuto, ma dove vivono le persone, soprattutto quelle che non credono. Certo, i giornali escono tutti i giorni e qualcosa bisogna pur scriverci sopra. Ecco allora i dossier avvelenati, il rapporto con la dittatura militare argentina, l’impegno al cambiamento (qualunque?) e a non tornare indietro. Non voglio pensare a che cosa scriveranno se si dovessero verificare prese di posizione diverse da quelle desiderate dai signori della stampa, ma temo accadrebbe quanto accaduto al povero Pio IX: dalle acclamazioni alla polvere, dall’esaltazione all’odio. Stiamo pronti.

 

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