A PROPOSITO DI GLOBALIZZAZIONE (di David Taglieri)

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Nel numero 4/23 di Limes si analizza la dinamica dei tempi e degli spazi connessi alla globalizzazione: rinfreschiamo il termine.

Intendiamo per globalizzazione (denominata anche come mondializzazione) il processo causato dal moltiplicarsi degli scambi e interscambi, dialoghi economico-commerciali e degli investimenti internazionali su scala mondiale; nei secoli XX e XXI essi sono cresciuti più velocemente. Maggiore interdipendenza delle economie nazionali e anche un prevalere della economia e della finanza sulle logiche politiche e culturali.

Si sono persi i riferimenti della gestione della cosa pubblica ed altresì i valori della pre-politica: quest’ultima dovrebbe venire prima della politica, non se ne parla ma dovrebbe costituirne le basi, le fondamenta, il cemento delle idee e dei postulati di riferimento.

A reggere l’impalcatura è la prepolitica, a fortificare le colonne della politica vi sono la cultura e l’educazione e, per chi la nutre, la Fede; solo dopo viene l’economia.

Si tratta di una nostra premessa per arrivare al cuore pulsante della questione, il focus della trattazione della rivista fondata da Lucio Caracciolo: l’economia nella sua scorribanda globalizzante deve essere un mezzo, uno strumento, non un fine.

Il fulcro della faccenda lo andiamo ad individuare presto: nel palcoscenico della mondializzazione gli attori politici hanno spesso rinunciato a governare gli interessi generali delle popolazioni e delle cittadinanze per erigere sulla cattedra professorale della tecnica e della finanza gli interessi economici, che sono diventati in maniera monotematica l’unico argomento per intercettare la motivazione globale.

Tornando al quadro geopolitico, comunque fatto di Stati, abitati e vissuti da Persone, Limes evidenzia che: “La (seconda) globalizzazione è infatti figlia di tre eventi squisitamente storico-geopolitici: l’esito delle due guerre mondiali, la scelta statunitense di aprire alla Cina nel 1972 in chiave antisovietica e lo sbocco della guerra fredda.”

A loro volta queste proiezioni hanno sancito tre situazioni: nell’ordine, fine del primato europeo ed ascesa degli Usa, consolidarsi del binomio Cina-Usa, la formazione del modello materiale e culturale statunitense.

Dove vogliamo arrivare? Non si può risolvere il discorso dedicato alla globalizzazione in poche righe, ma sicuramente non bisogna mai perdere il contatto con due sostativi: la Persona e la Psiche.

E infatti gli Stati sono fatti di Persone, perchè tutto è collegato e in connessione; anche la geopolitica e la politica devono ricuperare il contatto con la cultura e con la preziosità umanistica. Basta non rinunciare all’Identità, biglietto da visita e specchio delle proprie tradizioni: confrontarsi, non confondersi.

Allora la globalizzazione, forse incontrovertibile, non può prescindere dal recupero della psicologia, della cultura e, magari, della Fede.