AHAMADINEJAD: PRONTI A RIEMPIRE L’IMMINENTE VUOTO DI POTERE (L’Ora del Salento, 8 settembre 2007, pag.11)

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03prexy6-600.jpg OSSERVATORIO GEOPOLITICO (a cura di Roberto Cavallo)


I prossimi giorni si riveleranno particolarmente importanti per il futuro dell’ Iraq e del contingente U.S.A. dispiegato nel Paese. L’attesa relazione del generale David Petraeus servirà a George W. Bush e al Congresso statunitense per fare il punto della situazione. In effetti nei giorni scorsi il Presidente ha voluto incontrare, uno per uno, i vertici delle forze armate statunitensi per acquisire il loro qualificato parere sull’andamento delle operazioni e sul grado di stabilità raggiunto in Iraq. I comandi militari hanno sconsigliato Bush di mantenere ulteriormente una presenza armata in Iraq, dichiarandosi anzi contrari al rafforzamento del contingente disposto nello scorso gennaio. Tutti, chi più chi meno, si sono espressi per un rapido disimpegno. Anche tra le fila del Partito repubblicano e tra i conservatori c’è chi, già da tempo, richiede il ritiro dallo scenario iracheno. In effetti se gli attacchi alle forze U.S.A. in questi ultimi mesi sono leggermente diminuiti, non altrettanto può dirsi per la stragi di civili, che continuano quasi con le modalità di una mattanza. Intanto il governo del premier Nouri al-Maliki è sotto pressione da parte dello stesso vertice U.S.A., che lo considera quanto meno incapace di favorire la riconciliazione nazionale.
Il problema dunque è assai complesso, e uno dei principali interrogativi che attanagliano non solo George Bush ma anche la leadership irachena è cosa accadrebbe nel momento in cui l’ultimo soldato statunitense lasciasse Baghdad. Alle storiche divisioni fra sciiti e sunniti si sono aggiunte le recenti lacerazioni all’ interno dello stesso campo sciita, senza dimenticare lo spinoso problema del Kurdistan. Insomma la violenta contrapposizione fra le fazioni (a suo tempo risolta da Saddam Hussein con una dittatura sanguinaria!) darebbe luogo ad un pericoloso “vuoto di potere“.
E siccome – come noto – in natura il vuoto non esiste, qualcun altro sarebbe pronto a sostituirsi alla presenza americana. Non a caso il Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha dichiarato: ” noi siamo preparati a colmare questo vuoto con l’aiuto dei nostri vicini “(Il Messaggero, 29 agosto 2007, pag.16).

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