BACIARE LA PROPRIA CROCE: DIFFICILE NON IMPOSSIBILE

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Scrive san Luigi Grignon de Monfort nella sua Lettera agli amici della Croce:  

“Non accogliete mai una croce senza baciarla con umile gratitudine, e se poi la bontà di Dio vi favorisse di una croce un po’ pesante, ringraziatelo in modo speciale e invitate altri a ringraziarlo.

Fate come quella povera donna che, dopo aver perso tutti i suoi beni in un processo a lei ingiustamente intentato, fece subito celebrare una Messa con l’offerta dei dieci soldi che le erano rimasti, per ringraziare il Signore della buona sorte che le era capitata.”

Altro esempio di amore per la propria croce e sofferenza è offerto dalla vita della Serva di Dio Elisabetta Leseur (1866-1913).

A 23 anni si sposò con il medico Felice Leseur. Questi era un buon uomo, ma non aveva la fede.

Dopo poco Elisabetta si ammalò di una grave malattia. Cercava di vivere santamente la sua sofferenza, anzi formulò il proposito di rimanere sempre allegra. Offrì tutta la sua sofferenza per la conversione del marito a cui voleva tanto bene.

A lei si deve il cosiddetto Credo della sofferenza che recita così:

“Credo che il patire sia stato concesso da Dio all’uomo in un grande pensiero di amore e di misericordia. Credo che Gesù abbia trasformato e quasi divinizzato il patire. Credo che il patire sia per l’anima è il più grande artefice di rendenzione e di santificazione (…). Credo che il patire sia fecondo più che le parole e le opere. Credo che i nostri piccoli dolori, i nostri leggeri sforzi possono arrivare, con l’azione divina, ad anime lontane e recare loro luce, pace e e serenità.”

Nel 1912 Elisabetta si recò in pellegrinaggio a Lourdes. Il marito l’accompagnò, ma era ancora incredulo. Intanto Elisabetta chiese alla Madonna di Lourdes la conversione del marito.

Finché visse, Elisabetta preferì parlare di lui a Dio, piuttosto che di Dio a lui. Poi, poco prima di morire, disse al marito: “Da lassù le mie preghiere ti otterranno di conoscere Dio e di amarlo, perché amarlo è tutto.” 

Fu così. Elisabetta morì il 3 maggio del 1913. Successivamente lo sposo non solo si convertì, ma si fece anche domenicano e sacerdote.