BRASILE: LA CHIESA IN DIFESA DELLA VITA

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lula_dilmaIn Brasile il Partid o dos Trabalhadores (PT) dell’ex Presidente Luis Inacio da Silva, detto Lula, ratificando il 3° Piano Nazionale dei Diritti Umani (PNDH3), si è posto pubblicamente e apertamente a favore della totale liberalizzazione dell’aborto, contro i valori della famiglia tradizionale e contro la libertà di manifestare pubblicamente la fede cattolica, ampiamente maggioritaria nel Paese latino-americano.

Il 28 ottobre 2010, alla vigilia delle elezioni presidenziali che ai primi di novembre hanno incoronato il nuovo Presidente, Signora Dilma Rousseff nonché fedele compagna di partito di Lula, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto un importante discorso ai vescovi della Conferenza episcopale del Brasile (regione Nordeste V) in visita a Roma “Ad Limina Apostolorum”.

Fra le altre cose, il Papa ha sottolineato che “…sarebbe totalmente falsa e illusoria qualsiasi difesa dei diritti umani politici, economici e sociali che non comprendesse l’energica difesa del diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale (cfr. Christifideles laici, n. 38). Inoltre, nel quadro dell’impegno a favore dei più deboli e dei più indifesi, chi è più inerme di un nascituro o di un malato in stato vegetativo o terminal e? Quando i progetti politici contemplano, in modo aperto o velato, la de-criminalizzazione dell’aborto o dell’eutanasia, l’ideale democratico – che è solo veramente tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana – è tradito nei suoi fondamenti (cfr. Eva ngelium vitae, n. 74).”

Molti vescovi brasiliani durante la campagna elettorale hanno fatto eco alle parole del Papa.

Nel primo e nel secondo turno delle elezioni presidenziali, la Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) aveva divulgato una lettera nella quale mons. Luiz Gonzaga Bergonzini, vescovo di Guarulhos, chiedeva esplicitamente ai fedeli di non votare per la candidata alla presidenza, Dilma Rousseff: “La liberalizzazione dell’aborto, discussa e approvata da alcuni politici, non può essere accettata da chi si dice cristiano o cattolico. Lo abbiamo afferm ato più volte e ancora una volta lo ribadiamo: non abbiamo un partito politico, ma non possiamo smettere di condannare la liberalizzazione dell’aborto…Detto questo, raccomandiamo a tutti i veri cristiani e ai veri cattolici di non votare Dilma Rousseff e gli altri candidati che approvano tali “liberalizzazioni”, a prescindere dal partito al quale appartengono.”

I risultati non si sono fatti attendere.  La polemica sulla completa liberalizzazione dell’aborto ha prima costituito uno degli elementi che ha impedito alla signora Rousseff di vincere già al primo turno; infine il 31 ottobre la candidata del Partido dos Trabalhadores (PT) si è affermata con un margine di voti minore di quello atteso, a causa della sua posizione filo-abortiva.

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