CORTE SUPREMA DEGLI U.S.A.:NO ALL’ABORTO TARDIVO (L’ora del Salento, 28 aprile 2007, pag.11)

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aborto.jpg OSSERVATORIO GEO-POLITICO

(a cura di Roberto Cavallo)

Non solo l’Iraq, ma adesso anche la questione dell’ aborto irrompe nella campagna elettorale degli Stati Uniti in vista delle presidenziali del prossimo anno.

Legale fin dal lontano 1973, l’aborto negli U.S.A. è praticabile ben oltre il limite di 90 giorni previsto, per esempio, dalla legislazione italiana. Anche se il 90% degli aborti U.S.A. avviene entro le prime 12 settimane di gravidanza, l’interruzione può in teoria essere praticata anche nel secondo e persino nel terzo trimestre.

A tale aspetto dell’assenza di un preciso limite entro cui considerare lecito l’aborto è legata la recente polemica sulla cosiddetta “nascita parziale” (partial birth abortion), pratica abortiva fortemente contrastata dal Presidente Gorge W. Bush e dai r epubblicani.

La “nascita parziale”, su un totale di circa 1 milione di aborti praticati ogni anno negli Stati Uniti, riguarda quasi 5.000 casi di aborti tardivi, effettuati nell’ultimo trimestre di gestazione con il metodo della dilatazione e dell’estrazione: il feto viene fatto nascere e poi soppresso mediante un foro praticato alla base del cranio. Questa tecnica particolarmente crudele, che dimostra come l’aborto altro non sia che un infanticidio “tout court“, è stata vietata da una legge approvata dal Congresso degli Stati Uniti nel 2003, quale presupposto, almeno nelle intenzioni dei Repubblicani, per giungere ad un divieto totale dell’ interruzione volontaria di gravidanza. Ma l’opposizione democratica ha impugnato di incostituzionalità la legge dinanzi alla Corte suprema, per la parte in cui il provvedimento non prevedeva l’eccezione del rischio per la salute della madre.

Il 18 aprile la Corte Suprema si è espressa, con 5 voti favorevoli contro 4, per la costituzionalità della legge e dunque per mantenere il divieto della “nascita parziale”.

Per l’ex first lady Hillary Clinton si è trattato di un “attacco alle libertà civili“, mentre l’altro candidato democratico alla Casa Bianca, il Senatore Barack Obama, si è ugualmente professato “assolutamente contrario” al contenuto della sentenza.

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