CRIMINI NEL DARFUR: ECCO CHI DIFENDE IL TIRANNO

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phph3ej3s_200x200_28477La settimana scorsa ci eravamo lasciati con una buona notizia: l’imminenza del mandato d’arresto per il presidente del Sudan Omar Hassan al Bashir, imputato per crimini di guerra e contro l’umanità nel Darfur.

E’ stata la Corte Penale Internazionale – il 4 marzo 2009 – ad emettere tale mandato, primo nella sua specie. Ma subito politologi ed analisti di geopolitica si sono posti l’ovvia domanda: chi arresterà Al Bashir? In teoria l’ONU, che a suo tempo demandò il caso alla Corte penale Internazionale, avrebbe l’autorità e la forza per far eseguire il mandato d’arresto. Il problema però è politico e non semplicemente tecnico: subito dopo l’annuncio della misura restrittiva emessa dal tribunale de L’Aja, si è assistito in varie parti del mondo ad una levata di scudi a favore del tiranno sudanese. Se il principale protettore di Al Bashir è sicuramente la Repubblica Popolare di Cina (non a caso grande importatrice di petrolio sudanese), altri Stati – sia pure con posizioni diversificate – seguono a ruota: Iran, Siria, Russia, nonché diversi Paesi aderenti alla Lega Araba e all’Unione Africana (il cui presidente, come noto, è Gheddafi).

La Russia per esempio ha definito “intempestiva” la decisione della Corte Penale Internazionale… Tutto questo mentre nel Darfur il genocidio continua, e mentre Al Bashir – per ritorsione – ha espulso dalla regione anche le ONG che pure assicuravano un minimo di sollievo alla popolazione indifesa e martoriata.

Se i regimi autoritari di mezzo mondo si sono stretti intorno al presidente sudanese (chissà, un giorno potrebbe toccare anche a loro di vedersi recapitare un mandato d’arresto internazionale!), gli Stati Uniti e l’Europa hanno plaudito all’operato della Corte Penale Internazionale e del suo Procuratore, Louis Moreno Ocampo.

Così ci sembra che le varie reazioni suscitate dal mandato d’arresto costituiscono un po’ la linea di demarcazione fra Stati liberi e Stati che liberi e democratici non lo sono per niente.

Commentando la progressiva corsa agli armamenti di Iran e Corea del Nord, così scriveva Bernardino Ferrero, giornalista ed esperto di cose internazionali, sul magazine on-line “lOccidentale” del 9 marzo scorso: “L’Asse del Male si è risvegliato per mordere la mano degli UsaSperavamo che Obama non ab dicasse alla lotta contro i totalitarismi, come era sembrato da alcuni passaggi del suo discorso di insediamento. Invece persevera in questo approccio soft che ha risvegliato l’Asse del Male. Un coacervo di regimi illiberali che per dieci anni erano rimasti schiacciati sotto il tacco del presidente Bush…”. Inutile farsi troppe illusioni: quel coacervo di regimi illiberali è lo stesso che difende le prerogative di chi per anni ha seminato morte e distruzione nel Darfur.

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