ANCORA SU ELUANA ENGLARO: I LAICI E LA MORALE DEL CACCIATORE

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eluana-englaro (di Michele Tuzio)

Non è raro, nella vita, sperimentare che dentro guanti di velluto si nascondono pugni di ferro o che dietro una faccia d’angelo sta in agguato un temibile gangster. Non è detto che la severità nei modi sia sempre indice di cattivo carattere né, viceversa, che chi ti spalma di miele non ti stia preparando una buona dose di fiele. I miti, le religioni, le favole e i proverbi sono pieni di questa ambiguità del reale: nel Cristianesimo, il Re dei re nasce umile e povero (è un Dominatore destinato a servire), e Lucifero (=portatore di luce) è il Signore delle tenebre; nei Vangeli il bacio di Giuda è un segno d’amore utilizzato d a un traditore gonfio di risentimento; nelle favole, non mancano povere fanciulle destinate ad essere principesse (Cenerentola) o lupi cattivi che si vestono da parenti affettuosi (Cappuccetto Rosso). “Il diavolo veste Prada”, titola un film di successo del 2006, e non di rado ciò che appare primo, a ben vedere, è ultimo, e ciò che appare ultimo è primo. Ci sono proverbi che ci mettono in guardia dal dare credito in prima battuta a ciò che cade sotto i nostri sensi: «Non è tutto oro quello che luccica», «l’apparenza inganna…». La realtà, insomma, mimetizzandosi, non è facile da decifrare e, con essa, le parole che la indicano, specialmente quando queste sono inflazionate da un abuso che finisce per renderle addirittura incomprensibili. Se così non fosse, la parola “Pace” non avrebbe fatto la fortuna dei guerrafondai, né la parola “Amore” sarebbe stata adoperata per ogni genere di perversione. Così dicasi di altre parole apparentemente chiare:: “Giustizia”,“Dialogo”, “Legalità”, ecc.

Sorte diversa non poteva toccare alla parola “laicità” , con la quale si contrabbandano spesso idee e atteggiamenti che di laico non hanno assolutamente nulla. Dobbiamo riconoscere che esiste una laicità buona e una laicità cattiva (quest’ultima chiamata anche laicismo): la laicità buona è quella del noto cacciatore che, non potendo vedere ciò che si agita oltre la siepe, si astiene dal puntare il fucile, nel timore di sparare a un uomo anziché a una lepre. In lui funziona correttamente – cioè secondo un uso corretto di ragione – la cosiddetta etica del dubbio (come la chiama Gustavo Zagrebelsky, già presidente della Corte Costituzionale), in base a quello che – notoriamente – è stato chiamato “principio di precauzione”: nell’incertezza, precauzionalmente, il cacciatore non spara!

In assenza di uno statuto certo dell’embrione o del pre-embrione (lo si chiami come si vuole), o nella totale incertezza di quegli interminabili dibattiti che non sono in grado di chiarire alcunché, il laico vero, precauzionalmente, non abortisce volontariamente, né fa abortire! E questo, senza la necessità di scomodare “la sacralità della vita” (che a molti laicisti inferociti appare come una petizione di principio particolarmente irritante)!

Lo stesso ragionamento doveva valere per la vicenda dolorosa di Eluana Englaro: se ci sono alcuni – come il prof. Veronesi – che ritengono impossibile il risveglio da uno stato vegetativo persistente già dopo un anno, non mi metto a discutere con loro, scienziati autorevoli. Per prendere la decisione giusta, mi basta sapere che ce ne sono altri, altrettanto autorevoli che, al contrario di Veronesi, ritengono possibile un risveglio e lo documentano persino con fatti concreti (vedi Salvatore Crisafulli, per esempio, sul sito internet www.salvatorecrisagulli.it) Se mettiamo in dubbio, laicamente, la nostra onniscienza, viene spontaneo il da farsi, senza ricorrere a nessun dogma precostituito: a caccia, mi comporto come se di fronte a me ci fosse una persona che non vedo; nella maternità mi comporto come se l’embrione fosse una persona che non vedo; nello stato vegetativo mi comporto come se di fronte a me ci fosse una vita che non vedo, ma che potrebbe essere cosciente, pur non potendosi esprimere.

Se questo ragionamento può avere una qualche validità, potete capire come il dott. Corrado Augias, intellettuale sopraffino e giornalista brillante, è un fulgido esempio di cattiva laicità (lo stesso dicasi per il medico che ha staccato il sondino naso-gastrico a Eluana): interpellato, infatti, su Eluana Englaro (Le invasioni barbariche del 14/11/08), ha elargito, illegittimamente, certezze sue, da far valere universalmente per tutti: «Eluana in realtà» ha sentenziato « è morta 16 anni fa e ciò che sopravvive in lei sono soltanto alcune funzioni animali, che abbiamo tutti, di alcuni suoi organi. Dunque non c’è una morte. La morte c’è già stata». Alludendo poi alla Chiesa, o ai cattolici in generale, o forse alle suore che hanno curato senza dogmatismi Eluana, aggiunge: «Credo che l’applicazione rigida di un principio, per obbedienza ideologica, sia molto crudele e che la pietà vuole che Eluana riposi finalmente in pace. REQUIESCAT

Piccolo sondaggio tra i lettori: «Applicando la semplice morale del cacciatore, dove si nasconde il dogmatismo, e dove la “laicità”? E soprattutto: dov’è la crudeltà? E dove la pietà e la misericordia?».

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