IL RITORNO DEI CATTIVI MAESTRI

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In varie parti dell’Occidente su social e media si parla a più riprese di manifestazioni studentesche a favore dei Palestinesi, dando così l’idea che “tutti” gli studenti la pensino allo stesso modo.

Purtroppo si preferisce avere la memoria corta: è dai tempi del ’68 che minoranze giovanili ben addestrate ma dis-informate – dai “cattivi maestri” di turno – pretendono di avere il monopolio della rappresentanza studentesca.  Il mainstreaming funziona sempre allo stesso modo: gli studenti per principio sono di sinistra, come un tempo gli operai non potevano che essere tutti di sinistra: questa è la narrazione, prendere o lasciare … A nulla è valso l’insegnamento di Pier Paolo Pasolini, che già a suo tempo prese fermamente le difese dei poliziotti a fronte di studenti viziati e ideologizzati, che manifestavano in modo violento e arrogante, sicuri di avere comunque le “giuste” coperture mediatiche. Anche adesso chi protesta – specie nei campus universitari statunitensi – è generalmente una gioventù proveniente da famiglie liberal, che possono permettersi di pagare rette stratosferiche, roba insomma da privilegiati!

Ora il leit motiv è la Palestina; ma andrebbe bene qualunque cosa purché vada contro l’Occidente, di cui si vuole cancellare persino la memoria. E’ questo d’altronde il nocciolo della cancel culture.

Ma per ricordare che non tutti gli studenti la pensano allo stesso modo soccorre – giusto per fare un esempio – il giornalista e scrittore Daniele Capezzone, che nel suo recente libro “E basta con ‘sto fascismo” racconta, fra le altre cose, di una sua personale esperienza all’Università La Sapienza di Roma. Capezzone era stato invitato dai giovani di Azione Universitaria ad una conferenza (dunque non tutti gli studenti sono progressisti e di sinistra!), ma appena si diffuse la notizia dell’iniziativa e della sua partecipazione, i collettivi studenteschi della galassia PD si mobilitarono, impedendogli di fatto il libero ingresso alle aule universitarie. Alla faccia della osannata “diversità” e della libertà di espressione. Come spesso fanno, insomma, con la povera Eugenia Roccella, Ministro della natalità, a cui in varie occasioni è stato impedito di parlare.

A conferma di quanto andiamo dicendo, aggiungiamo che – secondo una notizia ANSA dei giorni scorsi – solo una piccola parte degli studenti negli Stati Uniti considera il conflitto a Gaza come una questione importante.

Lo rivela un sondaggio di Generation Lab riportato da Axios.

Secondo la statistica, solo l’8% degli universitari americani ha partecipato alle proteste – da entrambe le parti – e tra una serie di opzioni il conflitto in Medio Oriente è stato classificato come la meno rilevante dietro a riforma sanitaria, giustizia razziale e i diritti civili, uguaglianza economica, accesso all’istruzione e cambiamento climatico.

Ma per i media e per i tantissimi giornalisti di sinistra è tutta un’altra storia, e se la verità sta da un’altra parte, tanto peggio per lei (e per i poliziotti feriti negli scontri…).