OLOCAUSTO, NAZISMO E MODERNITA’: IL PROBLEMA DELLA MEMORIA

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10-febbraio-2009-giorno-del-ricordo (di Michele Tuzio)

La memoria è un bene prezioso, a cui giustamente è stata data sempre grande importanza dai miti (Mnemosine), dalle religioni (penso alla Messa, memoriale di salvezza, o ai tempi liturgici), dalla filosofia (penso alla reminiscenza platonica), dalle più moderne scienze psicologiche (ricordare, per la psicanalisi, è guarire) e dalla politica, che ha le sue celebrazioni laiche per ricordare alla comunità le date significative della storia e della vita politico-sociale.
La “Giornata della Memoria”, fissata dall’unanime consenso internazionale al 27 gennaio (data dell’abbattimento dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz), è stata istituita in Italia con la legge n. 211 del 20 luglio 2000, per ricordare lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale ed è diventata anch’ essa, nel tempo, una data di grande importanza, assumendo una forte valenza civile e pedagogica. Per tutto il tempo delle celebrazioni in memoria del cosiddetto “Olocausto” (o “Shoah”, in ebraico), vengono organizzati spettacoli, tavole rotonde, mostre, visite guidate di studenti nei luoghi della tragedia; vengono proiettati film e documentari o presentate in TV testimonianze personali da parte dei sopravvissuti ai lager nazisti; vengono rilasciate dichiarazioni, interviste di autorità o di familiari delle vittime. C’è un tumultuoso susseguirsi di immagini raccapriccianti (cataste di cadaveri, pelli scheletrite, ghigni nazisti), fiumi di parole, musiche dolcissime e tristissime (ricordo, fra tutti, lo sfruttatissimo Adagio for Strings di Samuel Barber), tutto presentato per ricordare che nel mondo ha operato il Male Assoluto, irredimibile, insuperabile. Ma in questa overdose di oscurità, di angoscia e disperazione c’è un primo grande rischio, paventato da molti: e cioè che la memoria dell’Olocausto superi l’ambito della tragedia storica, dell’indagine razionale e della doverosa educazione civica, per invadere lo spazio delle celebrazioni religiose, nelle quali si perfeziona anche una certa “teologia della morte di Dio” (Dio Padre è morto ad Auschwitz, come Dio-Figlio è morto sul Golgota).
Una iperi-informazione acritica può fare altrettanto male della disinformazione; un eccesso disordinato di notizie ottiene gli stessi risultati della censura.
Infatti la memoria, bene prezioso, è anche un bene fragile, che può essere facilmente manipolato: si pensi alla differenza che c’è tra il modo di rievocare i campi di sterminio nazisti e quello di rievocare le “foibe” comuniste, altrettanto tragiche e feroci, ma ben diversamente ricordate, se ricordate, in un’altra data (10 febbraio), con un altro nome (Giornata del Ricordo).
Dal punto di vista “quantitativo”, la memoria è come lo stomaco, che può morire per inedia, ma anche per indigestione. Quando è trascurata (amnesia) produce la stessa malattia di quando è aggredita (ipermnesia), cioè una specie di passiva incredulità e l’indifferenza : oggi si tratta dell’indifferenza di spettatori “virtuali” di una tragedia rievocata “virtualmente”; ieri era l’indifferenza di spettatori reali di fronte all’imperversare reale di Hitler in Europa (penso soprattutto al comportamento dei cosiddetti Paesi “democratici” durante l’avanzata del nazismo).
Zygmunt Bauman diceva che “la strada verso Auschwitz fu costruita dall’odio, ma lastricata con l’indifferenza”.
Dal punto di vista “qualitativo”, la memoria è come la vista degli occhi : se si allontana troppo dal suo oggetto, lo vanifica del tutto, oscurandone la specificità; se gli si avvicina troppo, rischia di ridurlo a qualche suo particolare, falsificandone l’integrità. Per necessità di sintesi, possiamo individuare, nella Giornata della Memoria, due “illusioni ottiche”: la “generalizzazione” e il “riduzionismo”: con la prima – la generalizzazione si tenta di estendere indebitamente un’ideologia come l’antisemitismo (nato in epoca moderna) anche a realtà come la Chiesa, accusandola di corresponsabilità nell’odio razziale e anche nello sterminio degli ebrei (vedi le accuse a Pio XII sui suoi presunti silenzi relativi alla “Shoah” ); con il secondo – il riduzionismo – o si nega alla radice lo sterminio, attraverso il cosiddetto negazionismo, oppure lo si riduce all’opera “folle” di un pugno di malati di mente, pazzi pervertiti, nemici del progresso e della modernità. In realtà, il nazismo non solo fu l’”ideale” di persone normalissime (dominate da un modernissimo ed efficace apparato industriale e burocratico), ma rappresenta una delle incarnazioni più fedeli della modernità, il suo totale disvelamento come ideologia non solo antisemita, ma anche anticristiana.
In effetti, a prescindere dal fatto (pure significativo), che alcuni grandi rappresentanti del pensiero scientifico dell’epoca erano nazisti, da Konrad Lorenz a Carl Gustav Jung; o che i nazisti sono stati i pionieri dell’animalismo, dell’ecologismo e del vegetarianesimo, fortemente orientati verso il darwinismo e la selezione naturale; o che erano accesi sostenitori dell’aborto, dell’eutanasia e della manipolazione genetica (“valori” – come si constata facilmente – tutt’altro che superati); a prescindere da tutto questo, dunque, nazismo e modernità non sono forse accomunati dal desiderio e dallo sforzo “titanico” di cancellare dalla storia e dalla geografia il Dio di Gesù Cristo e la sua legge morale naturale ?

1 commento

  1. A dire il vero, una pioniera dell’animalismo e del vegetarianesimo ( tra i tanti e tante) fu Luise Michel, una donna vissuta nell’Ottocento, anarchica, combattente per la giustizia sociale e contro l’oppressione di uomini, donne e, in una prospettiva dolorosamente utopistica,anche degli animali. E’ vero che non si può essere sensibili a tutto e che qualcosa sempre ci sfugge, che siamo tentati, in nome di una causa, di dimenticarne o di sminuirne un’altra .Che il nazismo sia stata una ideologia della modernità mi pare condivisibile, il problema è quello che si intende per modernità :qualcosa di totalmente negativo?Il problema è che, forse, non è così. Animalismo, vegetarianesimo, ecologismo vengono spesso associati al nazismo ed è un’associazione poco “cristiana” e molto “darwinista”.Sull’indifferenza, d’accordo, pienamente d’accordo.

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