DOPO BLAIR, BUSH: E’ FEELING CON BENEDETTO XVI (L’Ora del Salento, 21 giugno 2008, pag. 11)

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OSSERVATORIO GEOPOLITICO

(a cura di Roberto Cavallo)

normal_bush_razinger.jpg Roma, giugno 2007. Uno degli ultimi impegni internazionali dell’ex premier britannico Tony Blair è la visita in Vaticano. Esattamente un anno fa varcò le soglie dei sacri palazzi quale gradito ospite di Benedetto XVI, rafforzando così in modo inequivocabile i suoi legami politici, ma anche spirituali, con la Chiesa cattolica. Dietro l’angolo, riferì Tony Blair in un’intervista alla Bbc, non c’era la conversione immediata al cattolicesimo, ma lasciò intendere che in tempi brevi ciò sarebbe potuto avvenire. E così fu. Non a caso l’allora primo ministro di Sua Maestà donò a Papa Ratzinger tre foto d’epoca di John Henry Newman, esponente di spicco della Chiesa anglicana dell’Ottocento, passato alla confessione cattolica e poi divenuto cardinale. L’intera udienza si svolse in un clima di grande cordialità, quasi di intesa, a cominciare dai saluti iniziali. Blair incassò gli auguri pontifici “di ogni bene”, per il suo desiderio di impegnarsi “in modo particolare per la pace in Medio Oriente e per il dialogo interreligioso”.  Roma, giugno 2008. Ad un anno di distanza un altro illustre Capo di Stato, in scadenza di mandato, si reca oltre Tevere per rendere omaggio a Benedetto XVI. E’ George W. Bush. L’incontro è talmente cordiale che i principali quotidiani lo descrivono con titoli eloquenti: “Bush e Ratzinger, la santa alleanza” (“Il Messaggero”, 14 giugno 2008, pag. 9); “Bush dal Papa con i passi dell’amicizia” (“Avvenire”, 14 giugno 2008, pag. 3). Il sito on line di “Repubblica”, invece, se durante la recente visita del Papa negli Stati Uniti si era espresso in questi termini: “Il Pontefice esalta il ruolo degli Usa per risolvere i conflitti e promuovere il progresso“, adesso, con riferimento all’incontro in Vaticano, riporta: “Bush, il giallo della conversione sulla visita da Benedetto XVI (www.repubblica.it, di Marco Politi, 13 giugno 2008). Sembra, infatti, che il copione si ripeta: dopo Tony Blair anche George W. Bush, attualmente cristiano evangelico, sarebbe fortemente attratto dal cattolicesimo. Secondo molti osservatori due fattori spingono a ciò: gli ottimi rapporti diplomatici fra Vaticano e Stati Uniti e la profonda intesa personale raggiunta fra il Papa e l’attuale Presidente degli U.S.A.

Di certo Bush ha manifestato tutto il proprio apprezzamento per questo Pontefice, che ha posto con forza in Occidente il problema dell’identità cristiana.

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