ELEZIONI TEDESCHE (di David Taglieri)

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Dopo le elezioni per rinnovare il parlamento in Germania, il cielo non è più blu sopra Berlino, con tensioni ed inquietudini per risolvere un vero e proprio caso politico: l’assenza di una maggioranza ben definita dal voto popolare.

Il leader dei liberali Lindner ha annunciato dei colloqui preliminari da metter in campo con i verdi. La ricerca è mirata al cambiamento anche se in acque agitate. I socialdemocratici dell’Spd di Olaf Sholz si sono attestati al 25,7%, mentre Laschet dei democristiani del Cdu lo segue con il 24,1% dei voti. I cristiano democratici hanno perso ben nove punti percentuali; il segretario Ziemiak ha commentato: “una perdita amara”.

Spesso dietro al voto esistono le più innumerevoli declinazioni delle emozioni umane, che viaggiano dallo scontento alla convinzione passando per il montanelliano turarsi il naso.

Il dato chiaro che emerge è l’intenzione di rafforzare tre partiti in particolare: i socialdemocratici, i verdi ed i liberali.

Al momento sembrano escluse ipotesi di grande coalizione. La forza trainante dell’Europa vive delle problematiche interne che richiederanno parecchio tempo prima di intravedere le luci di una qualche prospettiva di maggioranza; i negoziati sembrano allungare i tempi mentre donne e uomini tedeschi vorrebbero giungere al punto e sbrigare la faccenda per quanto complessa essa sia.

La lunga trattativa congelerebbe i destini della macchina tedesca e produrrebbe dei riflessi ingestibili nella politica europea: nel corso della pandemia e post pandemia arenarsi è un lusso che non può permettersi nessuno.

Un altro dato: almeno il 40 per cento dei voti è avvenuto per posta.

Quanto ai partiti minori, ma a questo punto decisivi per il gioco delle alleanze, i verdi con quota 14,8% guadagnano sei punti in più rispetto a quattro anni fa; i liberali dell’Fdp prendono l’11,5%; la destra di Afd si è attestata al 10,6% e la sinistra di Linke al 5 per cento, al limite del soglio minimo per accedere al Bundestag.

Nella circoscrizione numero 15 “Pomerania occidentale-Rugen/Pomerania occidentale-Greifswald” si è affermata la candidata dell’Spd Anna Kassautzki. Proprio tale circoscrizione aveva eletto Angela Merkel per ben otto volte a partire dal 1990.

In una maniera o nell’altra la Merkel continuerà ancora per un po’ di mesi ad occupare l’ufficio nella cancelleria berlinese. Comunque la non ricandidatura di Angela Merkel è stata decisiva e determinante. E’ oramai chiaro quanto la Cdu si identificasse con la Merkel e quanto l’attuale candidato Cdu abbia messo in risalto le sue performances non del tutto carismatiche.

Cdu e Spd vanno d’accordo su un aspetto essenziale: la coalizione deve essere formata prima di Natale.

Sholz (Spd) ha affermato a chiare note che “… le trattative devono partire al più presto. Non deve succedere come quattro anni fa, quando è fallita la formazione del governo”.

Laschet della CDU guarda avanti senza comunque lasciarsi scoraggiare dai numeri: punta alla qualità e sembra pronto ad un governo tripartito: prefigura una maggioranza di verdi, liberali e Cdu. Già ha in mente una Germania con un clima maggiormente sostenibile, più digitalizzata e più orientata al mercato.

Urge insomma un governo: emergenza per un’Europa a trazione teutonica che per smarcarsi dall’eccessivo laccio tedesco deve ripensarsi, partendo dalle basi.

 

 

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