EMERGENZA PAKISTAN PER OBAMA (L’Ora del Salento, 9 maggio 2009, pag.11)

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afp_10515775_58100I primi 100 giorni della politica estera del Presidente Barak Obama sono stati caratterizzati dall’ atteggiamento della mano tesa. Ciò è valso nei confronti dei paesi socialisti dell’America Latina; nei confronti delle due superpotenze, Russia e Cina; nei confronti dell’Iran. Il nuovo corso di Washington sembra mantenere un piglio più duro solo sul fronte afghano-pakistano, dove sono state incrementate le forze volte a contrastare i Talebani. Pare che Barak Obama sia preoccupatissimo non solo degli insorti fondamentalisti che si battono in Afghanistan, ma soprattutto di quelli che vanno conquistando pezzi di territorio sempre più consistenti all’ interno del Pakistan. Sono in particolare le province nordoccidentali al confine con l’Afghanistan (lo Swat ma non solo) a divenire progressivamente autonome dal governo di Islamabad, incapace di contrastare la montante avanzata dei Talebani pakistani. Così l’esecutivo presieduto da Asif Alì Zardari, il vedovo di Benazir Bhutto, da mesi ormai è costretto a tr attare, ma anche a ritirare le truppe regolari pachistane dalle prov ince cadute in mano ai Talebani. In questi territori “liberati” viene immediatamente proclamata la sharia, con il suo strascico di pene capitali su adulteri, o presunti tali, e con le note limitazioni alla libertà e alla dignità della donna. Ciò che preoccupa lo staff di Barak Obama è che i fondamentalisti islamici aumentano sempre più la propria influenza nel Paese, nella loro marcia di avvicinamento alla capitale (qualche giorno fa, prima della nuova controffensiva governativa, erano a circa 100 chilometri da essa). Che cosa accadrebbe in caso di una nuova rivoluzione islamica, sulla falsariga di quella khomeinista avvenuta 30 anni fa in Iran? L’attuale Presidente Zardari regge un fragile equilibrio di potere, che potrebbe essere spazzato via da un momento all’altro. Il Pakistan, come noto, è una potenza nucleare, e sarebbe davvero preoccupante se l’arsenale atomico finisse fuori controllo o, peggio ancora, nelle mani dei Talebani o dei loro fiancheggiatori.

Accade tutto questo mentre di fatto il  programma nucleare iraniano prosegue indisturbato, e mentre Teheran sfida il mondo civile mandando al patibolo, una dietro l’altra, ragazzine appena maggiorenni. Fra queste rischia anche la giornalista irano-americana Roxana Saberi (è nata negli Stati Uniti). Già il Segretario di Stato degli U.S.A., Hillary Clinton, si è espressa per la sua immediata liberazione.

   

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