GLI U.S.A. CHIUDONO UNA PAGINA DELLA LORO STORIA (L’Ora del Salento, 15 novembre 2008, pag. 11)

713

OSSERVATORIO GEO-POLITICO

(a cura di Roberto Cavallo)

Aver eletto un afro-americano alla presidenza negli Stati Uniti chiude un lungo ciclo della storia del Paese, iniziato con la schiavitù e la lotta delle Chiese per la sua abolizione; ha inoltre un significato insieme epico e di riconciliazione nazionale.

In realtà Obama non è davvero un afro-americano, per quello che comunemente si intende. I suoi antenati vivevano in Kenya e non hanno conosciuto l’esperienza della schiavitù che connota in modo decisivo e profondo l’ esperienza dei veri afro-americani. L’obiezione ha avuto un peso nelle prime fasi della campagna di Obama: ma alla fine ha prevalso la sua auto-identificazione (che non nasce con le elezioni, ma risale agli albori della sua carriera professionale e politica a Chicago) con la comunità afro-americana e il fatto che, comunque la si metta, non si tratta di un bianco anglo-sassone.

Nella storia culturale e sociale degli Stati Uniti la chiusura dei conti e la riconciliazione nazionale in materia di diritti civili dei neri rimarranno probabilmente un frutto dell’elezione di Obama. Chiuso finalmente questo antico dossier, le Chiese e comunità religiose potranno tornare alle loro priorità. Sui temi dell’aborto e della famiglia (anche se Obama si dichiara contrario al matrimonio omosessuale – ma non così il suo partito – ) la strada da oggi si fa più in salita. Già le prime ind iscrezioni trapelate sulla stampa statunitense dicono di un Obama pronto ad annullare almeno 200 provvedimenti di George Bush, fra cui campeggiano quelli relativi alla ricerca sulle cellule staminali e sull’aborto. In particolare Obama e il suo staff si accingerebbero ad eliminare le restrizioni attualmente vigenti per quelle organizzazioni internazionali che si servono dei finanziamenti U.S.A. per fornire aiuti in grande scala alle donne che intendono abortire. Emergono quindi preoccupazioni da parte della Conferenza episcopale degli Stati Uniti per le scelte “pro choice” della nuova Amministrazione (“Il bene comune non può mai essere adeguatamente incarnato in una società quando i concepiti possono essere legalmente uccisi”, ha detto il cardinale Francis George, arcivescovo di Chicago).

L’elettorato religioso statunitense, però, non è certamente sparito: le voci di una sua morte sono, per dire il meno, premature, anche se il suo modo di esprimersi nel 2008 – per la maggior parte a favore di Barak Obama – è stato influenzato da una serie di fattori probabilmente irripetibili.

C’è da augurarsi che, chiusa una pagina nera della storia U.S.A., – quella della discriminazione verso gli afro-americani – non se ne apri un’altra a scapito dei più indifesi fra i piccoli di questo mondo.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui