I BALTICI HANNO PAURA. DI VLADIMIR PUTIN

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 Da Avvenire del 26 gennaio 2024 riportiamo l’approfondimento di Marta Ottaviani:

“Il presidente russo, Vladimir Putin, ieri (25 gennaio, n.d.r.) era in visita ufficiale a Kaliningrad, la exclave russa fra Polonia e Lituania, proprio nelle settimane in cui sta prendendo corpo la possibilità che, da qui a dieci anni, la Russia potrebbe attaccare anche i territori della Nato. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, si è affrettato a dire che non è un messaggio per il Patto Atlantico.

Ma con la guerra in Ucraina che il mese prossimo compirà il suo secondo anno e le ambizioni neo imperiali del capo di Stato russo quella che, fino qualche anno fa sembrava la trama un romanzo distopico, si sta trasformando in un film dell’orrore.

Lo sa anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che, se davanti ai microfoni dichiara che non ci sono «minacce dirette imminenti» da parte della Russia, dall’altra ha capito che per gestire il vicino bisogna organizzarsi.

Anche per questo, negli ultimi mesi, sono stati spostati molti militari nei territori più orientali dell’Alleanza e questa settimana si tiene l’esercitazione più importante degli ultimi decenni, con ben 90mila militari coinvolti.

Report e allarmi arrivano da più parti. A iniziare dalla Svezia, che nel Patto Atlantico è appena entrata (anche se manca l’ultimo via libera) e che ha fatto di tutto per accelerare un ingresso reso più lungo del previsto per l’ostruzionismo della Turchia.

Il Capo di stato maggiore di svedese, Micael Bydén, e il ministro per la Difesa civile, Carl-Oskar Bohlin, hanno detto senza troppi mezzi termini che il Paese deve farsi trovare preparato in caso di possibile guerra sul proprio territorio nazionale. La polemica nel Paese è stata enorme.

Ma Stoccolma non è l’unica capitale dove le autorità non sono tranquille. La settimana scorsa, il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha detto che Mosca potrebbe attaccare i territori della Nato «fra cinque od otto anni».

A tremare maggiormente sono le Repubbliche Baltiche, che per motivi storici, demografici e territoriali sono al primo posto nelle mire del presidente Putin e dove l’appartenenza alla Nato e alla Ue non sono certo un motivo per dormire sonni tranquilli.

Per questo si stanno organizzando e mettendo a punto una difesa comune nel caso in cui Mosca decidesse di attaccare. Sul tavolo c’è non solo il rafforzamento dei confini, ma anche la creazione di bunker e postazioni di attacco, sperando di non doverli mai utilizzare.

Nella parte occidentale dell’Europa, quella che con l’Unione Sovietica o il Patto di Varsavia non ha mai avuto a che fare direttamente, tante misure potrebbero sembrare il frutto di una eccessiva paranoia. Ma, oltre al passato, vanno considerate anche le ultime mosse del numero uno del Cremlino, sempre più intenzionato a farsi ricordare dai libri di storia come un novello zar.

Nei giorni scorsi il presidente ha firmato un decreto che stanzia fondi per “la ricerca, la registrazione e la protezione delle proprietà di Mosca all’estero”. 

Nell’elenco sono inclusi anche i territori ceduti dall’impero russo e dall’Unione Sovietica. Nel mirino ci sono luoghi che ora si trovano in Europa Centrale e Orientale, in Scandinavia, in alcuni parti dell’Asia. Persino in Alaska, regolarmente venduta agli Stati Uniti nel 1867.

Da oltreoceano, per il momento, il portavoce del Dipartimento di Stato ha risposto, divertito, che “sicuramente non riuscirà ad averla indietro”.

Per chi con la Russia confina, però, è diverso, perché sono tutte potenziali nuove Ucraine. Per questo, una parte di Europa ha paura.”.