I SOLITI NOTI DELLA (DIS)INFORMAZIONE MONDIALE (di David Taglieri)

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Che esista un clima di odio, livore e risentimento da parte del mondo left contro tutto quello che proviene dall’opposizione è un dato di fatto che viaggia su quella linea invisibile – intercontinentale – che divide i buoni dai cattivi, i belli dai brutti, i politicamente corretti dai rozzi e i volgari.

Esiste un potere mediatico che talvolta supplisce alle incompetenze e alle carenze delle sinistre e produce tutta una serie di notizie fasulle, le cosiddette fakes, per gettare discredito e disprezzo verso le istituzioni conservatrici, ovunque si trovino.

Il presidente Trump, per esempio, è continuamente oggetto di gogna mediatica, come a livello micro-geografico, in Italia, lo sono stati in passato Berlusconi, Almirante e oggi lo è Salvini.

Donald Trump a tal proposito, nei giorni scorsi, è tornato ad attaccare i media, colpevoli, a suo avviso, di essere anti-popolari, e cioè contro il popolo che liberamente sceglie i propri rappresentanti. Come di consueto, il presidente degli Stati Uniti usa Twitter per lanciare le sue sintetiche difese e per cinguettare con l’ugola di un’aquila…

Per due anni hanno spinto l’ipotesi della collusione con la Russia quando sapevano che non c’era collusione”, chiarisce il presidente americano incentrando la sua attenzione sul rapporto del procuratore Robert Mueller relativo al Russiagate.

Poi Trump, parlando dei media (specialmente della CNN e del New Tork Times), afferma: “Sono veramente il nemico del popolo e il reale partito di opposizione”.

Anche se talvolta molti leader fanno leva sul sentimento popolare anche in chiave elettorale – come documenta Martino Cervo nel suo libro ‘Il populismo non esiste’ -edito dalla Verità, la stampa e il potentato della sinistra accusano a tamburo battente i leader avversari di raccontare balle e il popolo di essere sempliciotto ed ignorante. Senza individuare – piuttosto – la serie di bisogni e urgenze concrete della gente, bisogni che per i radicalchic non sarebbero reali ma indotti (come nel caso della sicurezza pubblica). E scatta la puntuale formula di una certa sociologia di accatto, per la quale vige una differenza fra paura reale e paura percepita.

Per due anni hanno spinto l’ipotesi della collusione con la Russia quando sapevano che non c’era collusione”, scrive dunque il presidente americano riferendosi al rapporto di Robert Mueller sul Russiagate. Poi Trump conclude traendo la sua lapidaria conclusione: “Sono veramente il nemico del popolo e il reale partito di opposizione”.

Non si tratta della prima volta: il presidente repubblicano le cantò alla stampa, da lui già definita “nemica del popolo” nel febbraio 2017, quando affermò che la stessa usava il medesimo linguaggio dei “dittatori e invitò il senatore John MacCain a rispondere ai media per le rime.

Poi il passaggio degli articoli e dei servizi dal New York Times piuttosto che dalla CNN ai compagni giornalisti europei è davvero un gioco da ragazzi… 

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