IL CARD. LEO BURKE CONCLUDE UNA SERIE DI INCONTRI SUL CONCILIO VATICANO II (di Marco Invernizzi)

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Il Cardinale Raymond Leo Burke
Il Cardinale Raymond Leo Burke

Venerdì scorso abbiamo avuto la conferenza del card. Raymond Leo Burke, Prefetto del supremo tribunale della segnatura apostolica. Si trattava dell’ultimo incontro di una serie organizzata dall’Associazione Alessandro Maggiolini in collaborazione con Alleanza Cattolica sul tema “Rottura o continuità” a proposito del Concilio ecumenico Vaticano II. L’associazione riunisce un gruppo di studenti che hanno conosciuto e seguito il vescovo di Como, mons. Maggiolini, che per tanti anni è stato presente anche nella diocesi ambrosiana. La serie di incontri, iniziata in ottobre, aveva come scopo di aiutare la comprensione dell’insegnamento di papa Benedetto XVI sul Concilio come riforma in continuità con la Tradizione della Chiesa, condannando in particolare quella interpretazione del Vaticano II diffusa dalla Scuola di Bologna come una rottura nella storia della Chiesa, che avrebbe diviso quest’ultima in un “prima” e in un “dopo” il Concilio, quasi come se potessero esistere due Chiese ostili e contrapposte. Naturalmente i diversi interventi che si sono susseguiti nella sede milanese di via sant’Antonio non hanno nascosto i gravi problemi verificatisi all’interno del corpo ecclesiale negli anni dopo il Concilio, problemi segnalati dallo stesso Magistero e dai teologi più avvertiti e in parte determinati proprio da una interpretazione “progressista” dei documenti conciliari. Essi peraltro hanno notato come esista anche un altro modo che svaluta l’importanza dei documenti del Concilio accettandone l’interpretazione come una “rottura”, sebbene, al contrario di quella progressista, questa lettura valorizzi la Chiesa del passato contrapponendola a quella “conciliare”.

Gli interventi di questa serie, un vero e proprio seminario sul Concilio, sebbene con la modalità della conferenza, sono stati tenuti dai docenti Giuseppe Bonvegna e Alberto Torresani, da Andrea Tornielli e dal vescovo Agostino Marchetto, da Massimo Introvigne e da don Pietro Cantoni, da don Nicola Bux e dal padre domenicano Giovanni Cavalcoli, concludendosi appunto con l’intervento del card. Burke.

In quest’ultimo intervento, il cardinale ha presentato l’importanza del diritto canonico nella nuova evangelizzazione proposta dal Magistero pontificio. Il diritto infatti occupa un ruolo importante nonostante i continui attacchi subiti in questi ultimi decenni, in odio alla legge, al limite, al principio di autorità, tutti valori aggrediti da una cultura trasgressiva e libertaria, penetrata ovunque, anche all’interno del mondo cattolico, negli anni successivi alla rivoluzione culturale del 1968, anni che coincidevano con la crisi postconciliare.

Il seminario si è svolto in un anno particolarmente drammatico per la vita della Chiesa, soprattutto per la rinuncia di Benedetto XVI. Esso aveva come scopo anche di infondere fiducia nel Magistero e nel fatto che lo Spirito Santo assiste la sua Chiesa, anche quando noi non ce ne accorgiamo. La Chiesa continua, da decenni, ad avere Pontefici straordinari, quasi tutti candidati alla santità, e questo non è un fatto scontato, come si può facilmente arguire esaminando altri periodi della storia. Il pontificato di papa Francesco si sta lentamente delineando nella sua strategia pastorale e sta assumendo i connotati di un pontificato simile a quello di San Pio X all’inizio del secolo scorso. Un Pontefice semplice e fermo sui valori fondamentali, molto pastorale nel senso di dedicato soprattutto ad affrontare problemi interni alla vita della Chiesa. Un Papa che vuole una Chiesa povera nel senso di slegata dai poteri forti e quindi libera di criticare i potenti, una Chiesa missionaria ovunque, nelle tante periferie del mondo e non soltanto dove il Vangelo non è ancora stato annunciato, e infine una Chiesa dove tutti i battezzati si sentano missionari, assumendosi il peso della responsabilità di comunicare il Vangelo opportune et importune, con fervore intelligente e prudente.

Da parte nostra cercheremo di fare la nostra parte, come sempre sub Petro e cum Petro.

 

 

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