IL CONVEGNO DI MILANO: DIFENDERE LA FAMIGLIA PER DIFENDERE LA COMUNITA’ (di Marco Invernizzi)

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Difendere-la-famiglia “I gay vanno curati”. Questo il titolo di Repubblica del 3 gennaio con cui il quotidiano cerca di trasformare il convegno di Regione Lombardia del 17 gennaio da un evento per la difesa e la promozione della famiglia naturale in qualcosa d’altro, che abbia a che fare con la cura dei gay.

L’obiettivo è chiaramente la Regione Lombardia che va colpita e possibilmente affondata, soprattutto dopo che ha istituito, in luglio, la festa della famiglia naturale.

Il pretesto è che fra le associazioni che hanno contribuito all’evento ce ne sarebbe una, Obiettivo-Chaire, che sarebbe favorevole a curare i gay perché considerati ammalati. Peccato che il pretesto è senza fondamento, tanto è vero che all’interno dell’articolo non si trova nessuna frase fra virgolette utilizzabile in questo senso perché le citazioni tratte dal sito di Obiettivo-Chaire non lo consentono. Ma come si sa i titoli sono redazionali e non sempre corrispondono al contenuto.

Da questa menzogna hanno tratto ispirazione per attaccare il Convegno, la Regione e il suo governatore Roberto Maroni, giornalisti importanti come Gad Lerner (ed era scontato) e Giuliano Ferrara. L’articolo di quest’ultimo ha sorpreso molti suoi estimatori, compreso il sottoscritto. Fidarsi di un titolo, senza verificare, senza chiedere l’opinione di chi viene accusato, è contro ogni etica.

Chi conosce Obiettivo-Chaire sa che una delle principali caratteristiche di questa associazione, che esiste da dieci anni, è stata fin dall’inizio l’accompagnamento spirituale, fondato sull’amicizia, nei confronti di persone con tendenze omosessuali indesiderate. Forse proprio per questo viene calunniata con tanto odio, perché, invece di sfruttare “l’orgoglio gay”, l’associazione cerca di rispondere a domande di aiuto, con la parola ma soprattutto con una vicinanza concreta.

Quello che stupisce è che un giornalista libero e coraggioso, capace di battaglie controcorrente come Ferrara, sia potuto scivolare su una cosa simile.

Pazienza. Adesso ritorniamo al Convegno. Ricordiamone le finalità, che riguardano la promozione della famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna. E lasciamo  a chi proprio non ne può fare a meno il rancore, l’astio e la menzogna. Il convegno, dunque, si è tenuto sabato scorso 17 gennaio e, grazie anche alla straordinaria campagna di diffamazione di Repubblica e Corriere, ha visto uno straordinario successo di pubblico.

Come hanno potuto notare le oltre duemila persone che vi hanno preso parte non c’era nulla di omofobo nelle tante relazioni, ma l’oggetto degli interventi riguardava la famiglia naturale, la sua centralità politica nella vita di una comunità nazionale e la sua importanza decisiva per il futuro di un popolo. Per questo va anzitutto ringraziata la Regione Lombardia, una delle più importanti istituzioni europee che ha avuto il coraggio di accogliere e fare propria la proposta di questo convegno, mettendosi in gioco con grande generosità e tenendo duro di fronte a tante pressioni volgari e violente da parte della stampa e delle istituzioni nazionali ed europee. Spero di non fare torto a nessuno se ringrazio nominativamente il Presidente Maroni, l’assessore alla cultura Cappellini e il capogruppo della Lega Romeo e i loro staff per la professionalità e l’entusiasmo con cui hanno fatto questo grande favore alle famiglie lombarde e direi italiane, vista la partecipazione nazionale al convegno.

Vanno poi ringraziate le singole associazioni che hanno proposto questo convegno alla Regione. Anzitutto Obiettivo-Chaire, l’associazione che nei giorni precedenti il convegno ha patito un’aggressione mediatica inaudita fondata sulla menzogna della “cura dei gay”, quando proprio in questa associazione ho imparato a mettere in pratica quanto insegna la Chiesa cattolica e cioè che gli omosessuali vanno accompagnati, aiutati, rispettati e amati come persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale e dall’eventuale disagio che potrebbero provare. Va poi ringraziata la Fondazione Tempi, che ha patito un’aggressione violenta e non solo mediatica nelle ore precedenti il convegno, per il servizio reso dal settimanale e dal suo direttore Amicone, che ha anche moderato il convegno. Vanno ringraziati i Nonni 2.0 per la loro saggia presenza: si sono appena costituiti ma sono già presenti e attivi come giovani rampanti. Infine, devo ringraziare i militanti di Alleanza Cattolica, soprattutto i più giovani, attenti, equilibrati, disciplinati. Semplicemente bravissimi. Ma poi soprattutto bisogna ringraziare le migliaia di persone presenti, pazienti e ordinate, e fra loro le tantissime Sentinelle in Piedi. E, naturalmente, i relatori Massimo Introvigne, Costanza Miriano, Mario Adinolfi, padre Maurizio Botta, Marco Scicchitano.

Adesso che il convegno è alle spalle, dobbiamo cominciare a pensare al futuro. Scopo del convegno era quello di dimostrare che esiste una parte consistente di persone che non si rassegnano a vedere equiparata la famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna a qualsiasi altra forma di convivenza, che siano le unioni civili omosessuali adesso o quelle poligamiche domani. Questo popolo ha risposto, o meglio ha risposto per l’ennesima volta, dopo tanti altri convegni e tante veglie delle Sentinelle in Piedi. La differenza, questa volta, era rappresentata dalla presenza della Regione. Adesso bisogna andare oltre, portare l’evento di sabato 17 gennaio ovunque possibile, nelle parrocchie e nei comuni, nei centri culturali e nelle case private, con gli oratori del convegno e con altri, che esistono e che vanno soltanto attivati.

Infine vanno ringraziati anche gli attivisti Lgbt per la propaganda gratuita che hanno dedicato al convegno. Anche a loro vorremmo poter dire che non abbiamo rancore nei loro confronti, nonostante l’odio che è stato scaraventato contro il convegno sulla base di autentiche menzogne. A loro, e in particolare agli omosessuali non militanti, vorremmo poter dire tutta la nostra amicizia, nel ricordo di un amico carissimo che ci ha lasciato troppo presto, Bruto Maria Bruti, un medico che ha dedicato molti anni della sua vita a riflettere su uno dei più grandi problemi della nostra epoca, aiutando le vittime della rivoluzione antropologica che sta rovinando tante vite umane a risollevarsi e a trovare l’equilibrio e la pace. Dal Cielo avrà certamente sorriso e sostenuto i nostri sforzi.

 

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