IL PAPA AI CRISTIANI DI TERRA SANTA: NON ANDATE VIA!

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f_fe892006ce9828b99721fe86d2ee2fc2Si è dunque concluso il pellegrinaggio che dall’8 al 15 maggio ha portato il Santo Padre in Giordania, in Israele e nei Territori palestinesi. Il viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa non è stato in primo luogo politico; è stato spirituale. Lo ha chiarito fin dall’inizio lo stesso Pontefice, che ha insistito nel definirlo “pellegrinaggio” piuttosto che “viaggio” o “visita”. E nonostante il suo aspetto fortemente pubblico, un pellegrinaggio ha sempre una dimensione intensamente spirituale e interiore: “Il Papa è, in primo luogo e sopra ogni cosa, un credente cristiano, un discepolo del Signore Gesù” (cfr. ZENIT, agenzia di informazioni).

Certamente non è poi mancato l’aspetto politico, né poteva essere diversamente. Nei trenta discorsi pronunciati, un solo messaggio, che ridice, senza stancarsi, quest’unico tema, con innumerevoli variazioni: pace fra israeliani e palestinesi; pace fra ebrei, musulmani e cristiani; pace nella Chiesa, fra le confessioni e i riti; pace nella società e nella famiglia; pace fra Dio, l’uomo e le creature; pace nei cuori, nel Medio Oriente e nel mondo…

Ricordando di essersi recato in Israele “da amico degli Israeliani, così come sono amico del popolo palestinese”, il Papa ha affermato che “nessun amico degli Israeliani e dei Palestinesi può evitare di rattristarsi per la continua tensione fra i vostri due popoli”.

Per questo, ha lanciato un forte appello alla pace: “Non più spargimento di sangue! Non più scontri! Non più terrorismo! Non più guerra!”.

Di conseguenza Benedetto XVI si è pronunciato affinché sia “… univ ersalm ente riconosciuto che lo Stato di Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il Popolo palestinese ha il diritto a una patria indipendente sovrana, a vivere con dignità e a viaggiar e liberamente. Che la “two-State solution” (la soluzione di due Stati) divenga realtà e non rimanga un sogno”.

“E’ mia ardente speranza – ha detto il Pontefice – che i gravi problemi riguardanti la sicurezza in Israele e nei Territori Palestinesi vengano presto decisamente alleggeriti così da permettere una maggiore libertà di movimento, con speciale riguardo per i contatti tra familiari e per l’accesso ai luoghi santi.”

In questo scenario una parola consolatoria è stata rivolta ai Cristiani di Terra Santa, minoranza schiacciata fra Ebrei e Musulmani e quotidianamente tentati dalla fuga in Europa o negli Stati Uniti. Spesso minacciati dal radicalismo islamico e assillati dalla mancanza di lavoro, i Cristiani con la loro stessa presenza assumono un ruolo determinante per la pace quale forza di intermediazione e di dialogo. Per padre Caesar Atuire, responsabile dell’Opera Romana Pellegrinaggi, istituzione dipendente dalla Santa Sede, la visita avrà anche un importante impatto tra i cristiani di Terra Santa, “che si sentono lontani dal resto del mondo. La visita del Papa ha fatto sentire loro la vicinanza della Chiesa universale e li ha confermati nella loro vocazione: essere lievito di pace per la terra”.

Nei quattro anni di pontificato di Benedetto XVI ci sono state tensioni con Ebrei e Musulmani e i mezzi di comunicazione hanno dato a intendere che con questo Papa le relazioni interreligiose hanno subito un peggioramento. Invece proprio questo viaggio dimostra che tali accuse non hanno fondamento. In questo senso, man mano che il viaggio evolveva è aumentato l’entusiasmo, fino al momento in cui il Papa ha preso per mano Ebrei, Musulmani e Cristiani e tutti insieme hanno cantato chiedendo a Dio la pace. E’ stato il culmine di questo viaggio.

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