INCONTRANDO BARBONI E DISEREDATI. I DIECIMILA INVISIBILI CHE ABITANO IL BUIO DI ROMA (Corriere del Giorno, 23 maggio 2007, pag.6)

681

epoca01.jpg Una nota trasmissione televisiva li chiamava gli “invisibili”: quelli della cui esistenza non importa niente a nessuno. Sono i barboni di strada che popolano le nostre città e soprattutto le nostre metropoli. Mario, Parizia, Italia, Giuseppe, Anna Altro che “invisibili”! Dopo un po’ impari a riconoscerli, uno per uno Chi sotto i ponti del Tevere, chi sulla panchina ai giardinetti, chi sotto il colonnato o al riparo della pensilina della stazione Termini; chi – i più fortunati – in una roulotte, di quelle piccole vecchio-tipo, malandate e spesso maleodoranti.

Una coppia ogni notte si rinchiude in una carcassa di macchina abbandonata in un enorme parcheggio: tappezzano i finestrini con fogli di giornale e davvero sembra che spariscano nel nulla. Ti viene il dubbio se almeno l’aria passi da qualche parte, lì dentro. Sono tossici e sieropositivi, mi dicono. Sotto la vecchia auto è un immondezzaio, e la gente dei palazzi intorno si lamenta per i topi, che qui a Roma sono particolarmente grassi e voraci

Quanti sono gli “invisibili” di Roma? Almeno 10.000, dicono alla Caritas.

La Caritas: per fortuna ci sono, quelli della Caritas! E insieme a loro anche i volontari della San Vincenzo, le suorine di Madre Teresa di Calcutta, quelli della Comunità di Sant’Egidio e altri ancora

Per fortuna: non solo per il pasto caldo distribuito alle mense o per il posto letto nei centri di accoglienza, o per le coperte regalate nei mesi più freddi; ma per la loro stessa presenza e capacità di ascolto, per l’attenzione e l’incredibile rispetto che gli rivolgono.

Una donna che chiameremo “Anna”, per esempio, ne ha fatte di tutti i colori, e continua fra alcoolismo e promiscuità. Ha 40 anni, ne dimostra più di 60. Ma tutti i martedì è li ad attendere i volontari della Comunità di Sant’Egidio, che le portano i panini, ma che soprattutto stanno ad ascoltarla, ad interessarsi dei suoi drammi, dei suoi amori di strada assurdi e senza speranza. I barboni hanno storie incredibili; si conoscono fra loro nelle zone che frequentano; nascono amicizie ed amori, passione e odio Spesso si derubano a vicenda, soprattutto i documenti. Ma ancora più spesso si aiutano a vicenda.

Una buona metà di essi oggi è composta da uomini e donne dell’Est: polacchi e rumeni soprattutto. Sperano di trovare un lavoro, ma non è facile. I soldi finiscono in fretta, come pure le bottiglie di birra e di vino. Si ubriacano e si lasciano andare, finiscono in strada, e dalla strada poi è difficile rialzarsi.

Questa sera Anna ha una piccola ferita al collo, con il sangue raggrumato. Anche lei è sieropositiva. Appena vede i volontari – un uomo e una donna – va loro incontro e li bacia come si baciano i vecchi amici. Assisto alla scena e cerco di scansarmi; ma pure io, che sono un semplice accompagnatore, finisco travolto dal bacio di Anna. Per i due volontari è assolutamente normale, e neppure ci fanno caso, mentre io titubante mi soffermo a pensare, preoccupato di un improbabile contagio

Poi come un lampo mi sovvengono le parole del Vangelo, quelle che ci lasciano in eredità i poveri, i lebbrosi, gli ammalati di AIDS, perchè ” i poveri li avrete sempre con voi” (Gv.12, 8).

Alle 10 di sera, mentre i locali sono affollati e scintillanti di luci, la Chiesa è anche qui, discreta, per le strade più buie di Roma.

Roberto Cavallo

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui