IRAQ: QUASI ELIMINATA LA SECOLARE PRESENZA CRISTIANA

767

 

Una delle tante chiese irachene sventrate dalle bombe
Una dell e tante chiese irachene sventrate dalle bombe

In Iraq, con modalità diverse, si sta ripetendo un copione già letto. Come in Turchia nel XX secolo è stata annichilita la presenza cristiana, che pure costituiva una significativa percentuale della popolazione, così in Iraq oggi la situazione dei nostri fratelli in Cristo è pesantissima: a B aghdad, a Mosul, a Bassora, a Kirkuk essi sono presi di mira con attentati di vario tipo, dalle bombe nelle chiese agli omicidi isolati, dai rapimenti con richieste di riscatto alle intimidazioni mafiose. Uno degli attentati più sanguinosi è avvenuto lo scorso 31 ottobre 2010 ai danni della cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora della Salvezza a Baghdad, che ha provocato 58 morti, di cui tre sacerdoti, e 67 feriti. Era domenica sera e nella chiesa si trovavano circa duecento fedeli per seguire la messa vespertina. Non era ancora terminata l’omelia quando dal sagrato si odono raffiche di mitra. La gente ha paura, ma la messa va avanti lo stesso… Il commando di jihadisti suicidi fa subito capire le proprie intenzioni: penetra nella chiesa, massacra i sacerdoti che si offrono in cambio dell’incolumità dei fedeli, lanciano bombe a mano verso la sacrestia, dove inutilmente i più cercano scampo. Dovunque è sangue. Gli uomini sono messi in fila e uccisi a raffiche di mitra. Muoiono anch e donn e e ragazzi. La carneficina sembra finita, ma i terroristi non vanno via: prendono in ostaggio i sopravvissuti finché, dopo ore di estenuante attesa, le forze speciali irachene irrompono nell’edificio. Quasi tutti i componenti del commando si fanno saltare in aria, ma qualcuno prima si avvinghia ad una donna cristiana in un abbraccio mortale…

Pochi giorni dopo l’eccidio, su invito del Card. Tarcisio Bertone e organizzata dal Ministro Frattini, è stata avviata un’operazione umanitaria finalizzata a trasferire in Italia alcuni cittadini iracheni feriti in quell’attentato. Così il Policlinico universitario “Agostino Gemelli” di Roma ha accolto il 12 novembre scorso 26 persone (di cui 7 uomini, 16 donne e 3 bambini).

Benedetto XVI ha voluto manifestare la propria vicinanza alle vittime dell’attentato prima inviando uno dei suoi più stretti collaboratori – l’Arcivescovo Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato e già nunzio apostolico in Iraq – a visitare gli iracheni ricoverati al Policlinico Gemelli; poi, una volta migliorate le condizioni di salute, ricevendoli di persona al termine dell’udienza generale di mercoledì 1° dicembre.

I feriti dell’attentato del 31 ottobre sono attualmente ospitati in una delle strutture residenziali del Policlinico Gemelli, insieme ai loro familiari. All’ incontro col Papa erano present i circa 50 persone, tra cui i 26 feriti e 21 accompagnatori. Per ora, i feriti iracheni non rientreranno in Iraq: resteranno nella struttura residenziale almeno fino alla metà di dicembre; poi si valuterà la situazione di concerto con il Ministero degli Esteri.

Negli ultimi sei anni i cristiani iracheni sono diventati meno della metà, passando da un milione a quattrocentomila.  Ma il numero continua a scendere perché chi può fugge all’estero, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti.

A Baghdad, per esempio, sono rimaste circa 7.000 famiglie cristiane a fronte delle 45.000 che c’erano prima del 2004. Altrettanto dicasi per la regione di Mosul (l’antica Ninive), dove prima della guerra vi erano diversi villaggi addirittura a maggioranza cristiana.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui