ISAIAS, TESTA DI PONTE DI PUTIN IN CORNO D’AFRICA

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Da “Avvenire” del 19 giugno 2023 pubblichiamo l’analisi di Paolo Lambruschi:

“La guerra mondiale a pezzi da due mesi è arrivata in Sudan (anche ieri i bombardamenti hanno ucciso 17 civili a Khartum, compresi 5 bambini) e da lì rischia di diffondersi nuovamente nel Corno d’Africa con il contributo del regime eritreo, alleato di ferro di Mosca.

E’ la tesi di diversi analisti che parte da alcuni punti fermi. Il primo è che gli Usa un anno fa, in una nota, avevano definito l’Eritrea come fattore di instabilità nella regione, ma delineavano una strategia attendista fondata sull’età avanzata e la salute del longevo dittatore Isaias Afewerki. Ma un anno nella geopolitica globale di quest’epoca rivoluzionaria è un’era geologica. E oggi Washington sta modificando l’agenda africana perché deve fronteggiare non solo la Cina, ma soprattutto la penetrazione russa attraverso i mercenari della Wagner. E l’Eritrea è considerata sempre più pericolosa.

Il secondo punto fermo è infatti l’alleanza di ferro tra Eritrea e Russia.

Asmara all’Onu ha votato “no” a tutte le risoluzioni di condanna dell’invasione voluta da Putin.

A fine maggio il despota eritreo è stato in visita per quattro giorni in Russia dove è stato ricevuto al Cremlino dallo zar Putin per parlare di due questioni che stanno a cuore a entrambi, le forniture di armi e la concessione a Mosca del porto strategico di Massaua, sul mar Rosso. Da qui possono transitare gli armamenti e soprattutto l’oro delle miniere sudanesi, che i paramilitari golpisti delle forze di supporto rapido del grande amico di Isayas Mohammed Dagalo detto Hemetti hanno affittato alla Wagner per finanziare la guerra in Ucraina. Un fatto misterioso è che prima di partire Isaias abbia blindato i confini con l’alleato etiope.

Terzo, gli eritrei non si sono mai ritirati dal Tigrai nonostante siano passati oltre sei mesi dall’accordo di pace tra Macallè e Addis Abeba che ha fermato la guerra civile dopo due anni e 600 mila morti.

L’esperto esercito eritreo di Isaias (che ha istituito un quarto di secolo fa il servizio di leva obbligatoria a vita per uomini e donne) si era alleato nel 2020 con le truppe federali etiopi per regolare vecchi conti con i tigrini del Tplf ed eliminare allo stesso tempo i dissidenti rifugiati nei campi Onu in Tigrai. Le truppe asmarine occupano da due anni e mezzo la regione di confine tigrina – quindi etiope – di Irob e continuano a depredare i convogli di aiuti umanitari destinati alla popolazione. La scorsa settimana, infine, i militari eritrei hanno ripreso a distruggere case nella città di Zalambessa per tenere alta la tensione.

L’Etiopia potrebbe ora essere chiamata da Washington, da cui dipende per gli aiuti, a fermare l’Eritrea che ha tutto l’interesse a soffiare sul fuoco delle divisioni etniche etiopiche. Gli Amhara in particolare, sostenuti dagli eritrei, stanno effettuando una autentica pulizia etnica nel Tigrai occidentale, come denunciato da Human Rights watch e smentito da Addis Abeba. Qui passa il confine strategico tra Sudan e Tigrai che Isaias vuole assolutamente controllare per fare anche il gioco di Mosca. Per questo da mesi le relazioni tra governo centrale etiope e i tigrini del Tplf si starebbero normalizzando in chiave anti eritrea (…)”.