OSSERVATORIO GEO-POLITICO
In occasione del nono appuntamento di “Sfide culturali e politiche” (organizzato dal Progetto Osservatorio, promosso dal Sen. Alfredo Mantovano), il noto giornalista televisivo Toni Capuozzo lunedì 4 febbraio ha parlato a Lecce di “Afghanistan, la sfida della civiltà”.
Toni Capuozzo, laureato in sociologia all’Università di Trento, inizia a fare il giornalista nel
E’ vicedirettore del Tg 5 ed editorialista de Il Foglio. Vincitore di numerosi premi giornalistici, Capuozzo ha uno stile diretto e franco: fa giornalismo raccontando quello che vede, e rischiando per vedere ciò che racconta.
E’ stato più volte e per lunghi periodi in Afghanistan, oggi diventata un’area di crisi ancora più complessa e delicata dello stesso Iraq. Un’area che ha visto consolidarsi nel corso degli anni, soprattutto nelle zone di confine col Pakistan, le basi logistiche di Al Qaeda, e dove oggi si combatte contemporaneamente contro il terrorismo di matrice is lamica e per la costruzione di una democrazia rispettosa dei diritti di tutti. Un Paese vasto oltre due volte l’Italia e in cui è presente un nostro contingente militare – all’ interno della forza NATO – che opera principalmente nella provincia di Herat.
Fare il bilancio di questa presenza quasi settennale non è facile. Molto è stato fatto, perché tante infrastrutture (scolastiche, sanitarie, stradali) sono oggi funzionanti, mentre gli aspetti più odiosi del regime talebano sono stati, in parte, eliminati. Kabul, quasi spopolata al tempo dei Talebani, è ritornata ad essere una metropoli. Eppure le ombre, ha affermato Capuozzo dinanzi ad una numerosissima platea, certamente non mancano: la latente tentazione, in ampi strati della società afghana, della sharia, con il suo strascico di facili condanne a morte per delitti di opinione e di emarginazione della donna; la coltivazione estensiva del papavero da oppio, che ai contadini afghani costa poca fatica e assicura lauti guadagni. Luci ed ombre per una società, quella afghana, che comunque rifiuta di tornare ad essere il santuario del terrorismo e del fondamentalismo.