LA GEORGIA E LE SUE FERITE (L’Ora del Salento, 20 dicembre 2008, pag. 11)

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Georgia South OsetiaI frutti avvelenati della guerra di agosto fra Federazione russa e Georgia si fanno sentire con particolare gravità in questi giorni di freddo e di maltempo.

Gli scontri della scorsa estate costrinsero molti georgiani residenti nelle province separatiste dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia a trovare rifugio nella Georgia. Interi villaggi furono bruciati dalle milizie filo-russe, e a migliaia di persone non restò altra scelta che la fuga precipitosa. Da allora, mentre Mosca – accompagnata dal solo Nicaragua sandinista – ha riconosciuto la sovranità delle due province, gli sfollati vivono in uno stato di precarietà e di povertà. In realtà la Russia ha di fatto imposto il proprio controllo su questi territori, sottraendoli alla Georgia cui invece appartengono in base al vigente diritto internazionale. 20051202_1559_jwp_map_georgia_enNell’Abkhazia, in particolare, il 45% degli abitanti è georgiano a fronte di una minoranza russa pari al 37% della popolazione; dopo i combattimenti estivi e l’ingresso delle soverchianti forze militari russe i rapporti di forza si sono rovesciati, e ai residenti rimasti sono stati promessi passaporti russi, in una prospettiva di completa “russificazione”. Molti di coloro che sono fuggiti dall’Ossezia, finita sotto il controllo di Mosca, non possono più rientrare verso le zone occupate. Nel complesso, si stima che duecentomila persone abbiano abbandonato le loro case. Raccolti e bestiame sono andati perduti, in un Paese in cui l’agricoltura costituisce una parte importane dell’economia nazionale.

Di tutto ciò riferisce “Avvenire” di domenica 7 dicembre, che a pagina 3 titola: “Georgia ferita. Odissea per migliaia di profughi a quattro mesi dal conflitto”.

Nonostante i cattolici costituiscano una piccola minoranza (50 mila persone distribuite fra 25 parrocchie), la Caritas georgiana è in prima linea nel soccorso umanitario agli sfollati. “Abbiamo spiegato – racconta padre Witold Szulczynski, salesiano, direttore di Caritas Georgia – che i nostri aiuti erano offerti dal Papa: la gente ci ringraziava con le lacrime agli occhi, dicevano che non avrebbero mai dimenticato l’aiuto della Chiesa cattolica in un momento così difficile”. Anche la CEI si è fatta carico di finanziare l’approvvigionamento di legname per le famiglie più povere, per far fronte ad un inverno che può arrivare a – 10°.

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