CON RODNEY STARK ALLA SCOPERTA DI DIO (Corriere del Giorno, 21 giugno 2009. pag.30)

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la-scoperta-di-dioÈ stato Dio a creare l’uomo o è stato l’uomo a creare Dio ? Dio è soltanto il prodotto di un desiderio universale, o l’uomo ne ha intuito la reale presenza ? Perché alcune religioni si somigliano? Perché molte rivelazioni avvennero nello stesso periodo? Qual è, in tutto ciò, il posto del cristianesimo?
È con questi grandi interrogativi che Rodney Stark – il più illustre sociologo delle religioni degli Stati Uniti – si confronta nella sua opera monumentale dal titolo “La scoperta di Dio” (Edizioni Lindau, Torino, 2008, pagg. 621, euro 28,00).
Con il giusto distacco dello scienziato, l’Autore si avventura nel mondo della religiosità e delle religioni, giungendo alla conclusione, passo dopo passo, che il cristianesimo è in assoluto la proposta più ragionevole, sia rispetto allo scetticismo ateo che alle varie religioni presenti nel mondo.
Quest’opera, che ha le caratteristiche del manuale, consente di scoprire realtà nuove e di sciogliere i dubbi che probabilmente ciascuno di noi si porta dietro sin dall’adolescenza.
La più importante scoperta, frutto delle recenti acquisizioni archeologiche e storiche, è che c’è stata sì una evoluzione nella concezione di Dio, ma non nel senso in cui comunemente viene interpretata o insegnata a scuola: il passaggio, infatti, fu da un primordiale semi-monoteismo al politeismo, e non il contrario. Che significa? Significa che gli uomini primitivi concepivano la divinità come un unico sommo Dio.
Lo schema evolutivo secondo cui la religione sarebbe passata da forme più primitive e caotiche di politeismo a versioni raffinate del monoteismo è falso, sostiene Stark, mostrando come molti studi recenti riabilitino le ipotesi dell’antropologo Andrew Lang (1844-1912), secondo cui i «primitivi» credevano in un «Dio supremo» che regnava su numerose divinità minori.
Poi il monoteismo iniziale degli uomini primitivi fu progressivamente abbandonato per far posto a quelle che Rodney Stark definisce “le religioni del tempio”, diffuse fra sumeri, egizi, greci, maya ed aztechi …
Le “religioni del tempio” erano un’appendice dello Stato, nel senso che avevano un clero statale e contavano sullo Stato per sopprimere qualunque concorrenza (pur potendo presentarsi al loro interno come divise nei culti delle varie divinità politeistiche, tutte però parte di un ordine comune). Ufficialmente tutti erano religiosi, ma questa religione si riduceva al sostegno economico (obbligatorio) dei templi, le cui cerimonie spesso erano condotte dal clero senza neppure la presenza del popolo e in taluni casi (come per Maya e Aztechi) contemplavano la pratica del sacrificio umano.
Resta da chiedersi perché le religioni del tempio disconobbero l’iniziale intuizione e la memoria dell’unico Dio. Si trattò, dimostra Stark, di un processo degenerativo, determinato da due grandi fattori. Per prima cosa le religioni del tempio offrivano una vasta gamma di Dei perché era la cosa più semplice da fare: le persone probabilmente si sentono più a loro agio con Dei simili agli uomini e alle loro passioni, spesso malvagie. In secondo luogo le religioni del tempio erano intenzionate a sopprimere la sfida di chiunque volesse trasformarle in una fede vincolata alla moralità, e dunque esigente. Quelle degli Dei sarebbero richieste non impegnative e tutto sommato semplici da soddisfare. L’unico sommo Dio, invece, non si accontenta di qualche culto esteriore, ma pretende innanzitutto amore e giustizia.
Il ritorno del monoteismo si deve alle grandi religioni “rivelate”, dove irrompe un elemento “esterno” non preventivabile: tali sono lo zoroastrismo, l’ebraismo e il cristianesimo. Mentre l’Islam, sostiene Stark, sembra compiere un regresso alle vecchie religioni del tempio: “Nel sostegno delle teocrazie e nella repressione delle innovazioni, l’islam assomiglia alle religioni di tempio delle civiltà antiche. E per quanto riguarda la scoperta di Dio, le principali concezioni di Allah lo vedono talmente imprevedibile e inconoscibile che non è possibile nemmeno supporre che sia razionale, o virtuoso …” (pag. 529).
Quando Stark passa in rassegna le religioni orientali riconosce che gli stessi fondatori di alcune di esse neppure pensavano di “fondare una religione”. Si tratta infatti più che altro di spiritualità «atee» tipiche dell’Estremo Oriente, dove, alla fine, manca l’incontro con un Dio personale e provvidente. Così esse sono più filosofie che religioni.
Stark in questo libro raccoglie una ricchissima messe di dati e propone una serie di riflessioni stimolanti e intelligentemente provocatorie, che sfatano ancora una volta il pregiudizio antireligioso della nostra epoca. A tal proposito nell’ultimo capitolo l’Autore ricorda la celebre affermazione di Albert Einstein (1879-1955): “Ciò che ci dovremmo aspettare, a priori, è un mondo caotico del tutto inaccessibile al pensiero”. E invece no. Einstein riconosceva che l’univ erso si lascia conosc ere e spiegare, e questo per lui costituiva davvero qualcosa di straordinario! Questo per molti scienziati e matematici è all’origine della teoria del Disegno Intelligente.
A tal proposito Rodney Stark scrive di se stesso: “Fino ad Ascesa e affermazione del cristianesimo (una sua precedente opera, n.d.r.) ero un ammiratore del cristianesimo, ma non un credente. Continuando a studiare la sociologia e la storia delle religioni mi sono convinto che anche nella storia c’è un disegno intelligente.”
E’ la dimostrazione che dinanzi al problema di Dio – problema che prima o poi qualunque uomo si trova ad affrontare – lo studio, la ricerca, la scienza, purché coltivati senza preconcetti, possono condurre a risultati inaspettati e suscettibili di lasciare nell’angolo l’agnosticismo dei nostri giorni.

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