L’INVENZIONE DELL’ITALIA UNITA

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112236886-23432254-3ad4-424f-8be9-a4d5be06cd20Lo scorso 7 gennaio è’ stato accolto dalla banda della Folgore e dagli studenti l’arrivo del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Reggio Emilia, per le cerimonie della Giornata nazionale della Bandiera e del 220esimo anniversario della nascita del Tricolore. “Il valore dell’unità nazionale non va vissuto con uno sguardo al passato, ma deve essere considerato con lo sguardo al futuro…“, queste le parole del Presidente della Repubblica.

E invece diamolo uno sguardo al passato! Neanche a farlo apposta in questi giorni ho sotto mano il libro del prof. Roberto Martucci, ordinario di Storia delle istituzioni politiche presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Lecce. Fra le tantissime e documentate informazioni, il Professore Martucci in questo libro (L’invenzione dell’Italia unita, Edizioni Sansoni, 1999), racconta alcune storie di massacri perpetrati nei paesini del Mezzogiorno dalle brigate piemontesi e liberali nell’agosto del 1861, all’indomani della “fatidica” unità d’Italia.

I due paesini presi in esame – Pontelandolfo e Casalduni – furono incendiati e saccheggiati perché sospettati di collusione con i “briganti” legittimisti.

Scrive Martucci: “I morti? La strage non ha una contabilità ufficiale, ma considerato che Pontelandolfo e Casalduni nell’insieme contavano circa 12.000 abitanti, non sbaglieremmo di molto ipotizzando che le vite stroncate siano state parecchie centinaia, forse anche un paio di migliaia… ciò che rendeva gravissimi gli avvenimenti denunciati alla tribuna parlamentare da Giuseppe Ferrari era l’intensità del male inflitto a civili inermi, la dimensione della strage ancora oggi non quantificabile con certezza, l’abisso di dolore, sangue e odio creato con quella operazione di bonifica coloniale … (pagg. 290-295)”.

Dicevamo che stragi del genere si verificarono, pure ad opera di Garibaldini, anche in altre parti dell’ex Regno borbonico, dalla Sicilia alla Campania. Che con l’Unità d’Italia il Sud sia stato trattato con grande durezza, alla stregua di una colonia, è ormai un dato di fatto accertato da schiere di storici.

Per questo motivo, come cittadini e come meridionali, proviamo una profonda pena per i tanti innocenti uccisi – e poi frettolosamente dimenticati! – all’insegna di quel tricolore e di quella unità nazionale.

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