«È un’ora buia. Questa è un’ora buia, Madre», ha detto Papa Francesco il 27 ottobre riferendosi alla situazione dell’umanità, devastata dalle guerre e, quindi, affidando gli uomini a Maria.
Il mondo si trova in pericolo. Non è una novità, potremmo aggiungere, ma questo non ci deve esimere dal cercare di capire attraverso quali dinamiche, oggi, esplodano nuove e antiche guerre fra popoli e Stati.
Parto da una constatazione: la pace presuppone la giustizia e il diritto, e quindi il rispetto di alcune regole che insieme costituiscono il diritto internazionale, lo ius gentium.
Oggi, al contrario, si sta costituendo una alleanza di Stati e forze politiche che disprezzano qualsiasi regola del diritto internazionale e attaccano militarmente Stati sovrani, come per esempio l’Ucraina e Israele.
Quale è l’ideologia che unisce questi Stati e certe forze politiche? Fuor di metafora, che cosa significa che una delegazione di Hamas sia stata ricevuta in questi giorni a Mosca dal presidente Putin?
A quale punto di rottura nei rapporti internazionali siamo arrivati se un capo di Stato, già condannato da un tribunale internazionale per l’aggressione all’Ucraina, sente il bisogno di incontrare una associazione terroristica come Hamas, pochi giorni dopo l’assassinio premeditato di circa mille e quattrocento israeliani civili, fra i quali forse donne e bambini.
Non mi soffermerò sulle ragioni storiche e politiche di questa crisi, che molti conoscono meglio di me. Ma cercherò di spiegare che ci sono due elementi essenziali senza i quali questa tragedia non ci sarebbe stata, o almeno non avrebbe le caratteristiche drammatiche che ha in questo momento. I due elementi sono l’odio e il fondamentalismo.
L’odio è una componente essenziale sia del terrorismo, sia del fondamentalismo. Odiare significa non riconoscere all’«altro» il diritto di esistere e di vivere liberamente. Odiare in concreto significa non riconoscere il diritto a Israele di esistere e all’Ucraina di scegliere di allearsi con l’Occidente. L’«altro» può essere chi professa un’altra religione o appartiene a un’altra civiltà, o è di un’altra razza. L’«altro» semplicemente non esiste, oppure deve essere sottomesso quando maturano le condizioni per poterlo fare.
Il fondamentalismo è l’ideologia che giustifica e sostiene questo atteggiamento. Fondamentalista è chi giudica tutto alla luce di una religione e fatica a riconoscere, a chi ne professa un’altra, gli stessi diritti che riconosce a se stesso e alla propria comunità.
Fondamentalista è chi comincia ogni ragionamento a partire dalla sua fede, non riconoscendo che le altre persone sono creature dello stesso Dio che lui adora, create anch’esse a immagine e somiglianza di Dio. Il fondamentalista può essere violento o pacifico, ma non considera l’«altro» meritevole dello stesso rispetto che nutre nei confronti di quelli che professano la sua stessa fede o ideologia. Chi ha voluto eliminare gli Ebrei in nome della superiorità della propria razza, o chi non riconosce il diritto a Israele di esistere (e lo stesso vale per uno Stato palestinese), non fa altro che trasportare a livello dei popoli lo stesso atteggiamento di rifiuto dell’«altro» cominciato a livello personale.
Ha detto Benedetto XVI il 14 settembre 2012: «Il fondamentalismo è sempre una falsificazione della religione. Va contro l’essenza della religione, che vuole riconciliare e creare la pace di Dio nel mondo. Dunque, il compito della Chiesa e delle religioni è quello di purificarsi; un’alta purificazione della religione da queste tentazioni è sempre necessaria. È nostro compito illuminare e purificare le coscienze e rendere chiaro che ogni uomo è un’immagine di Dio; e noi dobbiamo rispettare nell’altro non soltanto la sua alterità, ma, nell’alterità la reale essenza comune di essere immagine di Dio, e trattare l’altro come un’immagine di Dio. Quindi, il messaggio fondamentale della religione dev’essere contro la violenza, che ne è una falsificazione, come il fondamentalismo, e dev’essere l’educazione e l’illuminazione e la purificazione delle coscienze, per renderle capaci di dialogo, di riconciliazione e di pace».
Come si esce da questa situazione? L’odio non si estingue con la forza, né in breve tempo. E, al contrario, si consolida quando due popoli continuano per decenni a farsi del male con parole e azioni violente, cioè con una sorta di guerra guerreggiata. Quando l’odio entra nella relazione fra due schieramenti produce morte e un odio sempre maggiore, quindi si moltiplica e ci vorranno decenni, forse secoli per superarlo. Pensiamo alle guerre di religione che hanno distrutto l’unità dell’Europa nel XVI secolo e nel successivo. Questo non toglie il diritto dei popoli di difendersi e, soprattutto, il fatto che esiste uno ius gentium, un diritto dei popoli e degli Stati che deve essere rispettato perché ci sia un minimo di giustizia a livello delle relazioni fra Stati. E non è un caso che questo diritto sia nato in Occidente, come frutto di una certa cultura politica.
Tuttavia, l’odio alimentato da ogni fondamentalismo può essere vinto soltanto da un cambiamento radicale di mentalità, dall’adesione a una Verità che supera le opinioni e le ideologie. Ha scritto sempre Benedetto XVI: «A ben vedere, il nichilismo e il fondamentalismo fanatico si rapportano in modo errato alla verità: i nichilisti negano l’esistenza di qualsiasi verità, i fondamentalisti accampano la pretesa di poterla imporre con la forza. Pur avendo origini differenti e pur essendo manifestazioni che si inscrivono in contesti culturali diversi, il nichilismo e il fondamentalismo si trovano accomunati da un pericoloso disprezzo per l’uomo e per la sua vita e, in ultima analisi, per Dio stesso. Infatti, alla base di tale comune tragico esito sta, in definitiva, lo stravolgimento della piena verità di Dio: il nichilismo ne nega l’esistenza e la provvidente presenza nella storia; il fondamentalismo ne sfigura il volto amorevole e misericordioso, sostituendo a Lui idoli fatti a propria immagine» (1 gennaio 2006).
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