NICARAGUA: NEL NOME DEL SOCIALISMO IL PUGNO CHIUSO DI DANIEL ORTEGA SULLA CHIESA

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Da “Avvenire” del 3 Gennaio 2024 riportiamo il reportage di Lucia Capuzzi:

“La “Navidad negra”, il “Natale nero”, così i media nicaraguensi hanno definito la sfilza di arresti di sacerdoti cominciata il 25 dicembre.

La “caccia”, scatenata dal regime di Daniel Ortega, potrebbe protrarsi oltre Capodanno. La sera del 31 dicembre la polizia ha catturato, al termine della Messa, padre Gustavo Sandino, parroco di Nostra Signora dei Dolori nel piccolo municipio di Santa María de Pantasma, nel dipartimento settentrionale di Jinotega.

Poche ore dopo, quasi all’alba, è stato prelevato dalla parrocchia di Nostra Signora d’America di Managua padre Fernando Téllez. Con loro sono diventati quindici i sacerdoti imprigionati in meno di due settimane, una media di oltre un fermo al giorno.

Alla lista poi si deve aggiungere il vescovo Isidor del Carmen Mora, il primo a finire in manette, il 20 dicembre, intercettato mentre si recava a celebrare le Cresime a Santa Cruz. E i due seminaristi fermati insieme a lui, Alester Sáenz y Tony Palacios.

Monsignor Mora è il secondo pastore in cella nel Paese dopo Rolando Álvarez, condannato a ventisei anni e quattro mesi per «tradimento della patria». Proprio l’avere ricordato il confratello detenuto durante l’omelia ed avere chiesto preghiere ai fedeli, avrebbe attirato l’attenzione del governo sul vescovo di Siuna.

Nei giorni successivi è toccato a padre Pablo Villafranca di Nindirí, monsignor Carlos Avilés, vicario dell’arcidiocesi di Managua, padre Héctor Treminio, sempre della capitale, padre Fernando Calero della diocesi di Metagalpa, monsignor Marcos Díaz Prado di León.

Poi, nella notte tra il 29 e il 30 dicembre, c’è stata una raffica di nove arresti.

Nel giro di una manciata di ore sono stati incarcerati: Ismael Serrano, Silvio Fonseca, anche lui vicario di Managua, Miguel Mántica, Mykel Monterrey, Jader Hernández, Ervin López, Jaime Ramos, Gerardo Rodríguez, Raúl Zamora. Infine, Gustavo Sandino e Fernando Téllez. 

L’elenco, compilato in base ai dati della ricercatrice Martha Molina e dell’Unidad azul y blanco – rete di organizzazioni civili che si oppongono a Ortega –, oltretutto, non è completo.

Domenica scorsa, varie chiese di Managua e Corinto – come riferiscono fonti locali – non hanno aperto le porte per le celebrazioni. Secondo i fedeli, i rispettivi parroci potrebbero essere stati arrestati.

Un’escalation inedita perfino per il Nicaragua dove, dopo le proteste non violente del 2018, il regime ha azzerato tutte le realtà indipendenti, dalle associazioni ai media.

Fino a concentrarsi, con furia crescente, a partire dal 2021, sull’ultima rimasta: la Chiesa cattolica.

Stavolta sono finiti in cella un altro vescovo e due collaboratori chiave dell’arcivescovo di Managua – Silvio Fonseca e Carlos Áviles – il cardinale Leopoldo Brenes, il quale, durante la Messa di domenica in Cattedrale, ha espresso «vicinanza e solidarietà» alle famiglie e alle comunità private dei propri sacerdoti.

Il giro di vite nel Paese è stato citato da papa Francesco al termine dell’Angelus del primo giorno del 2024. «Seguo con preoccupazione quanto sta avvenendo in Nicaragua, dove vescovi e sacerdoti sono stati privati della libertà. Esprimo ad essi, alle loro famiglie e all’intera chiesa nel Paese, la mia vicinanza nella preghiera – ha detto il Pontefice –. E alla preghiera insistente invito voi qui presenti e tutto il popolo di Dio mentre auspico che si cerchi sempre il cammino del dialogo per superare le difficoltà».

Anche l’Onu è intervenuto sulla questione, condannando la palese violazione della libertà religiosa.

Tra l’aprile 2018 e l’agosto 2023, secondo l’ultimo studio della ricercatrice Martha Molina, sono stati registrati 667 attacchi: da profanazioni a insulti ad aggressioni, sequestri, incarcerazioni arbitrarie nei confronti della Chiesa.

Ne sono stati vittima 214 persone, tra preti, vescovi e agenti di pastorale. Dopo un esordio in punta di piedi, la repressione s’è fatta plateale.

L’escalation è iniziata con l’espulsione del nunzio, Waldemar Stanislaw Sommertag, il 12 marzo 2022. L’anno scorso, ci sono stati 171 episodi violenti. Cifra già superata nei primi otto mesi dell’anno quando sono stati 203. Ottantatrè religiose di differenti ordini e congregazioni e 70 sacerdoti sono stati mandati in esilio.

I conti della Chiesa sono stati bloccati, quattro università – inclusa la prestigiosa Uca dei gesuiti – e due istituti superiori sono stati confiscati, 15 emittenti e 11 progetti sociali sono stati chiusi. Lo scorso 18 maggio, Managua ha “congelato” le relazioni diplomatiche con la Santa Sede.”.