Notizie dall’estero 27 Marzo 2006

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map-bielorussia.gif Ben ritrovati a tutti gli ascoltatori con il nostro appuntamento settimanale sui fatti del mondo.
Iniziamo il nostro notiziario di approfondimento con la geopolitica con l’Europa dell’Est, e parliamo delle elezioni-farsa che si sono tenute domenica 19 marzo in Bielorussia, dove il dittatore comunista Aleksandr Lukashenko, che comanda ininterrottamente da 12 anni, ha vinto lo scontro elettorale contro il fronte delle opposizioni, riportando la classica percentuale “bulgara” dell’82,6% dei voti. Una percentuale che gli osservatori internazionali dell’Unione Europea, che vigilavano sulla correttezza del voto, hanno considerato evidentemente falsa, alterata appunto dai brogli elettorali.
L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (in modo abbreviato si dice OSCE) ha denunciato apertamente il mancato rispetto degli standard internazionali di elezioni libere e corrette. Lo ha detto Alcee Hastings, responsabile della missione OSCE a Minsk, la capitale della Bielorussia.
La protesta delle forze democratiche è capeggiata da Aleksandr Milinkevich, che si è messo alla testa della rivolta contro le elezioni “truccate”. Quattro dei suoi più stretti collaboratori dopo le elezioni sono stati arrestati. Altri sono spariti nel nulla. Fra gli arrestati vi è una figura di primo piano dell’opposizione democratica, Anatolj Lebedko, braccio destro di Aleksandr Milinkevich. Scrive l’inviato di Repubblica Giampaolo Visetti: “Lo hanno caricato su un pulmino senza targa. E’ accusato di terrorismo e di violazione delle norme sanitarie. Rischia i lavori forzati, ma anche l’ergastolo, o la pena di morte. Parenti e attivisti dell’opposizione lo hanno cercato invano nelle sedi dei servizi segreti, in commissariati e tribunali della capitale“.
Dov’è quindi Anatolj Lebedko?
Eppure a quasi dieci giorni dal voto la protesta non si è ancora fermata, e i capi dell’opposizione, gli intellettuali, i professori universitari, gli studenti hanno invaso la piazza d’Ottobre, la piazza centrale di Minsk, dove si sono accampati fra il ghiaccio e la neve. Leggiamo su “Repubblica” di martedì 21 marzo: “Chi manifesta sarà licenziato, o espulso dall’università, o sfrattato. Rischia soprattutto l’arresto o l’ergastolo, ma pure la fuci lazione. Per le Autorità gli eventi di Minsk sono il tentativo di un colpo di Stato finanziato dall’Occidente. Se la protesta si ingrosserà, avverte il Ministro degli Interni inviando messaggi sui telefonini, sarà soffocata nel sangue“.
Fin qui l’articolo di Repubblica a pagina 24 di martedì 21 marzo.
Ma lo stesso quotidiano avverte che difficilmente il popolo si solleverà in massa, perchè la gente è paralizzata dalla paura.
Oltre all’U.E. e all’OSCE anche gli Stati Uniti e la NATO hanno definito il voto come non conforme agli standard internazionali. Soltanto la Russia di Vladimir Putin ha esultato per il successo del dittatore Lukashenko, che è stato considerato frutto di un voto regolare.
La verità è che mentre in Ucraina dopo la rivoluzione arancione del dicembre 2004 si è affermato un sistema elettorale effettivamente democratico, in Bielorussia non sono state avviate le vaste riforme democratiche che la gente si attendeva e il dittatore Lukashenko è di fatto sottomesso alle direttive del Presidente russo Putin.
Si tratta di personaggi della medesima estrazione culturale e politica: sia Lukashenko che Putin sono figure di spicco della vecchia nomenklatura dei servizi segreti comunisti, che nella nuova Russia stanno riuscendo a ritagliarsi dei poteri sempre più grandi.
C’è da dire che anche in Italia alcuni candidati di Rifondazione comunista e dei Comunisti italiani, a Torino, hanno pubblicamente manifestato per la vittoria del dittatore neo-comunista Lukashenko.
L’Unione Europea ha intanto deciso di imporre delle misure restrittive verso il regime bielorusso, probabilmente delle sanzioni, di cui si discuterà comunque nei prossimi giorni.E adesso cambiamo argomento. Sempre su Repubblica di venerdì 24 marzo, pagina 23, leggiamo un titolo importante: “Svolta su Guantanamo: “Niente torture ai detenuti”. E poi nel corso dell’articolo si spiega che il Pentagono sta cercando di venire incontro ad alcune delle richieste delle Nazioni Unite, che chiedono la chiusura della prigione di Guantanamo, riservata ai guerriglieri e ai simpatizzanti di Al Qaeda. Nella prigione posta sull’isola di Cuba, nella zona controllata dai militari americani, vi sarebbero circa 500 detenuti musulmani. Sicuramente gli Stati Uniti sono pronti ad eliminare i metodi violenti che sinora hanno applicato per estorcere confessioni a questi combattenti della guerra asimmetrica, considerati dagli Americani combattenti illegali e terroristi a tutti gli effetti, dunque non meritevoli delle garanzie previste dalla Convenzione di Ginevra. L’abolizione dei metodi più violenti potrebbe avvenire fin da subito.
Le cose invece non vanno per niente bene in Algeria, dove recentemente una proposta di legge è stata approvata dal Parlamento: questa legge prevede da 2 a 5 anni di carcere per chiunque tenti di convertire un musulmano ad un’altra religione. Sanzioni sono previste anche per chi fabbrica o distribuisce documenti stampati o video che danneggiano la pura fede musulmana.
Ecco, vogliamo ricordare che se questo accade in Algeria, che viene considerata una delle nazioni meno fondamentaliste, figuriamoci cosa accade dalle altre parti del mondo islamico. E infatti i nostri ascoltatori avranno avuto modo di leggere in questi giorni le cronache giornalistiche relative, per esempio, a quell’afghano convertito – già da tempo – al Cattolicesimo. Si tratta di Abdul Rahaman, che in Afghanistan rischia la pena di morte, perchè convertitosi al cattolicesimo rifiuta di rientrare nell’Islam. L’Islam infatti non tollera, nel modo più assoluto, l’apostasia. Adesso, grazie a qualche intervento dell’Occidente, fra cui quello dello stesso Benedetto XVI e dello stesso governo italiano, si sta cercando una qualche scappatoia giudiziaria per salvare capra e cavoli: la faccia d el gov erno afghano e la vita del povero Abdul Rahaman. Si vuol far credere che Abdul sia incapace di intendere e volere: solo così potrà sottrarsi alla giustizia maomettana ed avere salva la vita.
Bene, con questa notizia chiudiamo la nostra finestra settimanale sul mondo, ringraziandovi per la cortese attenzione e dandovi appuntamento alla prossima volta. Grazie e a risentirci

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