PAPA FRANCESCO: PREGARE E DIGIUNARE PER SCONGIURARE LA GUERRA (di Marco Invernizzi)

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siria-guerraPrendiamo sul serio l’invito di papa Francesco a una giornata di preghiera e di digiuno per sabato prossimo 7 settembre, per scongiurare l’estendersi della guerra in Siria con chissà quali possibili conseguenze.

Citando il beato Giovanni XXIII nella Pacem in terris (1963), il regnante pontefice ha ricordato che noi tutti possiamo essere artefici della battaglia per la pace, con i nostri piccoli o grandi sacrifici e la nostra preghiera.

Conosciamo la grande sensibilità dei Pontefici sul tema della guerra, da Benedetto XV di fronte alla Grande Guerra con la celebre Nota ai paesi belligeranti del 1914 nella quale denunciò l’«inutile strage», al ven. Pio XII nel 1939, di fronte al Secondo conflitto mondiale, al ven. Paolo VI e al prossimo santo Giovanni Paolo II, che nel 1986 convocò ad Assisi un incontro fra i responsabili di tutte le religioni per scongiurare la possibilità di una guerra atomica, quando il mondo era ancora nel mezzo della Guerra fredda, e poi sempre ad Assisi, nel 2002, ripeté il gesto dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 alle Torri gemelle di New York che costò la vita a 3500 persone.

Oggi il timore della possibilità che la guerra in corso in Siria si estenda in tutta la regione mediorientale o addirittura nel mondo è reale. Lo pensano analisti di politica internazionale, lo fa pensare il confronto pieno di violenza interno all’islam, fra sunniti e sciiti, fra Stati diversi e forze terroristiche contrapposte, che divide le forze militari che si stanno combattendo in Siria. Prendiamo sul serio le parole del Papa, che svolge anche un’indubbia funzione profetica. In altre occasioni gli uomini non ne hanno tenuto conto, noi stessi non vi abbiamo prestato un’attenzione adeguata, ma poi gli storici ci hanno raccontato che all’inizio degli Anni Sessanta poteva veramente scoppiare la guerra per i missili a Cuba e vent’anni dopo la preoccupazione di Giovanni Paolo II era fondata circa la possibilità che l’Unione Sovietica lanciasse un estremo tentativo militare per colmare il divario tecnologico che la stava separando sempre di più dall’Occidente. Poi è venuto l’incidente che ha distrutto fra un quarto e un terzo dei missili della flotta artica dell’Urss, a Severomorsk nella Penisola di Kola, fra l’Unione sovietica e la Norvegia, nel maggio 1984. Difficile stabilire quanto questo incidente, che la stampa e il governo sovietico non hanno commentato, com’era costume nell’epoca comunista, abbia contribuito al cambio di strategia politica sovietica (la perestrojka di Gorbaciov verrà iniziata nel 1987, ma indubbiamente sarà stata ideata precedentemente) nel senso della rinuncia al cosiddetto socialismo reale. Crescerà anche la ribellione in Polonia e negli altri Paesi comunisti, crescerà il dissenso sovietico, insomma si creeranno le condizioni per il grande cambiamento del 1989. Chi lo avrebbe ritenuto possibile in quegli anni? Quanto può avere inciso la preghiera del Papa e del popolo di Dio chiamato a contribuire al mantenimento della pace? Quanto sarà stata importante la consacrazione del mondo e della Russia al Cuore Immacolato di Maria fatta da Giovanni Paolo II il 25 marzo 1984? Siamo nel mistero di Dio e della storia.

Tuttavia prendiamo sul serio il monito del Papa, senza soprannaturalismi ma anche senza lo scetticismo che toglie speranza e coraggio. Un monito che ci ricorda come la guerra in corso all’interno del territorio siriano è una ferita aperta, ma che ancora più grave e insensato sarebbe estendere il conflitto con un intervento esterno.

A Maria, Regina della pace, chiediamo la protezione del mondo dalla follia degli uomini.

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