PASQUA E MISERICORDIA, TERRORISMO E CONVERSIONE (di Marco Invernizzi)

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downloadNeppure le feste imminenti della Pasqua e della Divina misericordia potranno essere trascorse nella completa meditazione dei due grandi misteri che esprimono la fede cristiana, la prima essendo la festa centrale della fede cristiana perché se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede, come dice san Paolo, e la seconda per la sua attualità, confermata dal Magistero pontificio nel corso di tutta l’epoca moderna, dal beato Pio IX a papa Francesco.

L’ennesimo vigliacco attentato di Bruxelles, infatti, ci impedisce di concentrarci completamente come vorremmo sui grandi misteri del triduo pasquale e sulla recita della novena alla Misericordia. Esso ci riporta bruscamente all’attualità, al nostro mondo occidentale ammalato di una terribile malattia interiore e contemporaneamente aggredito da un terrorismo islamista radicato anche nelle città occidentali, fanatizzato e violento.

Siamo immersi in una guerra, certamente, che non vorremmo combattere, che ripugna al nostro tranquillo e comodo “quotidiano”, ma che arriva sempre più vicino ai luoghi della nostra vita giornaliera, ci piaccia o no. E mentre davanti ai cristiani che vivono in Occidente si materializza sempre più spesso un nemico aggressivo e imbevuto d’odio, accanto a noi vorrebbe continuare a dormire il cristiano che ha dimenticato il suo battesimo, che ha subìto un lungo processo di scristianizzazione, per diventare infine un uomo triste che sfugge dalla disperazione “distraendosi” in continuazione, finché potrà farlo.

Nella storia Dio permette anche il peggior male in vista di un bene che soltanto Lui conosce. Quando negli Anni Trenta del secolo scorso santa Faustina diffondeva la devozione alla divina misericordia, la sua Polonia stava per essere inghiottita dai due mostri del totalitarismo ideologico, il nazismo e il comunismo. San Giovanni Paolo II ricorda nel suo Memoria e identità quanti polacchi, durante la terribile Seconda guerra mondiale, dopo il fallimento dell’insurrezione di Varsavia, quando tutto sembrava perduto per sempre, poterono resistere grazie alla forza che veniva loro dal quadro di Gesù misericordioso, che oggi è presente in tante nostre case, con la scritta “Gesù, io confido in Te”. La devozione alla divina misericordia venne poi bloccata per decenni, a causa di errori e incomprensioni, fino a quando, nel 1978, la Congregazione per la dottrina della fede sbloccò il veto ed essa poté riprendere il suo iter, che la condusse alla canonizzazione di santa Faustina e all’istituzione della festa liturgica, nel 2000. Nel frattempo la Polonia aveva continuato a soffrire sotto il regime comunista, ma il popolo non si era mai dimenticato di quel quadro e di quella devozione, che come tutte le devozioni non era soltanto sentimentale e personale, ma aveva una dimensione pubblica e politica, perché Dio non vuole soltanto la salvezza dalle anime, ma anche la pace delle nazioni. La nazione polacca ritrovò la libertà e l’indipendenza e la portò in dote agli altri popoli, in qualche modo trainandoli verso la caduta del Muro di Berlino, nel 1989. Dentro al male del regime, accanto alla violenza delle istituzioni, un popolo resisteva e cresceva, e avrebbe visto la luce.

E oggi? Questo “grande male” che perseguita, uccide e costringe a scappare dalle loro case tanti nostri fratelli siriani e iracheni (e non solo), che arriva sempre più minaccioso nelle nostre città, riuscirà a favorire il risveglio del battesimo di tanti occidentali? E ci aiuterà a convertirci, a ritrovare l’amore per le radici cristiane, per il prossimo che incontriamo e per la verità che facciamo fatica a mettere al centro dell’attenzione, perché scomoda, politicamente scorretta, eppure l’unica capace di liberarci dall’indifferenza?

 

Marco Invernizzi

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