PUTIN PENSA SOLO A CASA SUA. MA LA LOTTA AL TERRORE SI FA UNITI (di Carlo Panella)

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Riportiamo dal quotidiano “LIBERO” del 30 m arzo 2010, a pag. 25, l’analisi di Carlo Panella dal titolo  “Putin pens a solo a casa sua. Ma la lotta al terrore si fa uniti”.  L’articolo nella versione on-line è ripreso da www.informazionecorretta.com.  

panellaNella foto: il giornalista Carlo Panella.

“Le notizie che vengono da Mosca sono molto più gravi di quanto già non appaiano. Al raccapriccio per le decine di morti, all’orrore di terroristi che scelgono a freddo di colpire la “povera gente”, i lavoratori che si recano negli uffici e nelle fabbriche di prima mattina, alla preoccupazione per il sicuro effetto contagio che ha una simile carneficina in un luogo simbolo come la metropolitana, si aggiunge infatti una considerazione di fondo: a nove anni dall’11 settembre, il contrasto delle democrazie al terrorismo islamico non sta andando affatto bene. È una valutazione, sia chiaro, che non ha nulla a che fare con quanto sostiene il mondo politically correct, perché chi ha un minimo di obiettività, chi guarda ai fatti, ai risultati concreti non può non rendersi conto che – ad esempio – il tanto deprecato Muro che ha separato Israele dalla Cisgiordania ha perfettamente funzionato come deterrente, alla faccia delle anime belle.

LE GUERRE DI BUSH IN MEDIO ORIENTE

Non si può neanche non prendere atto del fatto che la decisione di Bush di abbattere i talebani in Afghanistan e Saddam Hussein in Iraq e di avviare il Nation Building, non solo ha avviato un processo democratico virtuoso a Baghdad (di cui il risultato elettorale di questi giorni è prova definitiva), con più criticità a Kabul, ma ha anche spostato in Afghanistan e Mesopotamia il terreno di confronto tra terrorismo islamico e occidente. Tra le prime ragioni della fine della catena di attentati negli Usa e in Europa che passa per la stazione di Madrid e il Tube di Londra, vi è il fatto incontrovertibile che migliaia di kamikaze di Al Qaeda sono andati a farsi esplodere in Afghanistan e Iraq, concentrando la loro formidabile massa d’urto e pressione di morte lontano dalle città occidentali. Ma nonostante questo, il terrorismo islamico ha dimostrato di sapersi cronicizzare in tanti paesi musulmani. In Somalia, in Algeria, in Mauritania, in Yemen, continuano a rafforzarsi santuari di Al Qaeda. E così è anche in una Cecenia in cui Putin ha fatto terra bruciata, dispiegando la più feroce “guerra sporca”: omicidi mirati, interi paesi messi a fuoco e fiamme, centinaia di civili uccisi.

Ma, come si è visto ieri, non ha colto il risultato: il terrorismo wahabita ceceno è ancora vivo e fort e. Ma non è solo questo. La difficoltà maggiore del contrasto strategico al terrorismo su scala mondiale deriva dal fatto che la Russia di Putin, come la Cina di Juan Jbao (nei confronti del terrorismo islamico uigiuro) hanno usato il pugno di ferro contro i propri terroristi, ma hanno poi sviluppato una politica irresponsabile, se non complice, in tutti gli altri scenari in cui il terrorismo islamico si è incistato. Come se il terrorismo islamico non fosse un fenomeno globale, Russia e Cina hanno badato di risolvere i loro problemi col terrorismo islamico, ritenendo però di poter cogliere i frutti dell’indebolimento dell’Occidente causato dalle iniziative terroristiche fuori dai loro confini. La Cina ha una politica irresponsabile nei confronti del Sudan (retto dal regime di al Bashir, da sempre protettore di terroristi), della Somalia, e dei paesi che del terrorismo sono il “motore immobile”, come l’Iran, che continua a rifornire d’armi e finanziamenti gruppi eversivi nella certezza che Pechino si schiererà sempre al suo fianco, come fa in questi giorni opponendosi all’ Onu alle sanzioni.

IL DOPPIO GIOCO DI MOSCA.  La Russia di Putin fa di peggio, continua a supportare militarmente paesi come la Siria (che arma i terroristi in Iraq, oltre a Hezbollah e Hamas), guarda con simpatia ai peggiori regimi compromessi col terrorismo in Africa e Asia e quanto all’Iran, arriva addirittura a fornire a Teheran tutta la tecnologia atomica e missilistica utile a fare da “ombrello” alle strategie terroriste che i Pasdaran dispiegano all’estero. Una politica miope, perdente, che purtroppo si rispecchia nella politica incerta e confusa dell’ America di un Obama che oggi riscuote successi in Iraq, e solo in Iraq, ma solo e unicamente grazie alle decisioni di George W. Bush che lui, da senatore e candidato presidente ha sempre ostacolato.”

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