“SE DIO VUOLE”: AL CINEMA UN FILM DI EDOARDO FALCONE (recensione a cura di Omar Ebrahime e David Taglieri)

694

imagesQuesti giorni è in uscita nei cinema un film imperdibile per il divertimento, la leggerezza e allo stesso tempo la profonda riflessione che offre al pubblico con un titolo già a suo modo significativo:“Se Dio vuole”, regia di Edoardo Falcone, con un cast di attori di tutto rispetto e in cui spiccano Laura Morante e Alessandro Gassman. La trama è presto detta: Tommaso (interpretato da Marco Giallini) un famoso e stimato, oltre che un po’ saccente, cardiochirurgo romano, convinto di essere onnipotente, salvando ogni giorno vite umane, guarda tutti dall’alto in basso; nella sua famiglia ha un rapporto quasi esclusivo con il figlio Andrea che ha intrapreso pure lui gli studi in medicina e reputa il suo vero erede, caricandolo di attese spropositate e pressioni psicologiche mentre la figlia Bianca, invece, poco amata, è cresciuta all’ombra attratta soltanto dalla moda, dall’edonismo e dai vizi più superficiali. A sua volta la madre (Carla, interpretata dalla Morante), ex sessantottina ribelle trapiantata in una vita borghese, vive la classica crisi di mezza età rifugiandosi nell’alcool e sentendosi incompresa da tutti. E’ in questo contesto di travaglio famigliare che scoppia la bomba più inattesa, quando Tommaso – le cui ripetute serate passate fuori casa con alcune compagnie hanno nel frattempo indotto gli altri a sospettare una sua inclinazione omosessuale – rivela di essere attratto piuttosto dalla vocazione religiosa e di voler diventare sacerdote. La chiamata pare essere stata favorita dalla conoscenza di un dinamico prete di borgata, tale don Pietro (impersonato da Alessandro Gassman), una figura tanto carismatica quanto singolare, a sua volta convertito adulto e con un passato da carcerato, a metà strada tra il missionario di trincea e l’evangelizzatore di strada. Di fronte alla rivelazione del ragazzo, la famiglia – a parole pronta ad accettare tutto – svela la sua totale ipocrisia, lasciando intendere che qualsiasi cosa sarebbe meglio di un figlio prete. L’etichetta progressista della casa liberale, democratica e tollerante viene quindi improvvisamente meno e anzi è lo stesso papà, Tommaso, a mettersi subito sulle tracce di don Pietro per trovargli qualche scheletro nell’armadio e distruggerne così la figura agli occhi del figlio, corrompendo anche amici e colleghi di lavoro: tutto ma un figlio prete proprio no.

Da qui avrà inizio il lungo percorso di crescita umana di Tommaso che dopo una serie di equivoci e incomprensioni alla fine rimetterà invece radicalmente in discussione sé stesso e le sue certezze, trovando anzi in don Pietro un amico fidato, un consigliere spirituale e una persona di grande spessore che lo farà cambiare. Più di Gassman e Morante, è così proprio l’interpretazione di Giallini che fa da traino al film offrendo al pubblico – tra un sorriso e una risata – un messaggio positivo di speranza e anche di fede, soprattutto nel finale a sorpresa in cui tutti i protagonisti principali della storia si ritrovano, letteralmente, al capezzale di don Pietro pregando per la sua vita. In un momento in cui relativismo morale e nichilismo valoriale la fanno da padrone anche nelle sale cinematografiche segnaliamo insomma volentieri questa piccola pellicola di casa nostra che, tutto sommato non molto pubblicizzata sui mezzi di comunicazione, pare decisamente in controtendenza rispetto al canone dominante sul grande schermo: una dimostrazione, nel suo piccolo, che non servono necessariamente finanziamenti miliardari o produzioni internazionali per realizzare un prodotto di buona qualità che vada bene per grandi e meno grandi e che il tema di Dio può essere trattato anche servendosi di pellicole leggere e trame profane ambientate nella società contemporanea. Provare per credere, se ancora non ci credete.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui