U.E.: IL FUTURO DEL TRATTATO (L’Ora del Salento, 9 giugno 2007, pag.11)

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francia-ue.jpg OSSERVATORIO GEO-POLITICO (a cura di Roberto Cavallo)

La presidenza di turno dell’U.E. affidata alla Germania, nella persona del Cancelliere Angela Merkel, e soprattutto l’elezione del nuovo presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy, hanno rilanciato la discussione sul futuro del Trattato costituzionale europeo, prima rigettato dal voto popolare di Francia e Olanda e poi rimasto congelato fino ad oggi. Il Presidente del Consiglio italiano Romano Prodi si è recentemente espresso sulla necessità di superare al più presto la situazione di stallo, dichiarando tuttavia che un compromesso al ribasso non può essere accettato.

Tesi sostenuta anche nel corso di una prestigiosa tavola rotonda organizzata a Roma dall’Istituto Affari Internazionali e a cui hanno partecipato autorevoli personaggi della politica italiana, dall’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a Lamberto Dini, Presidente della Commissione Affari esteri del Senato, ad Umberto Ranieri, Presidente della Commissione Affari esteri della Camera dei Deputati.

L’orientamento espresso è che il lavoro giuridico e diplomatico pazientemente intessuto per anni non vada gettato via; dunque la soluzione individuata dal Presidente Sarkozy – semplificazione strutturale del Trattato costituzionale – risulta l’unica opzione concretamente percorribile. Spetterà agli specialisti del settore – costituzionalisti ed internazionalisti – lavorare per riformulare un testo tecnicamente snello, dove vengano comunque salvaguardate la struttura “a pilastri” dell’U.E. e le forme di voto “a maggioranza qualificata”. Queste ultime in particolare dovranno diventare la regola, mentre il processo decisionale “ad unanimità” dovrà restare l’eccezione.

Gli articoli del Trattato potrebbero essere ridotti mediante la tecnica del rinvio (per esempio per tutto il settore che riguarda i diritti umani fondamentali, dove già esistono Carte dei Diritti e apposite Convenzioni).

Purtroppo ciò di cui si sente la mancanza, in tale approfondito ed articolato dibattito italiano ed europeo, è ancora una volta il mancato richiamo alle comuni radici cristiane. Che non va considerato alla stregua di un puro orpello o, peggio ancora, come qualcosa “che divide piuttosto che unisce”; ma un requisito essenziale per dare una storia ad un’Europa che, altrimenti, rischia di essere “bella – tecnicamente e giuridicamente – senz’anima“. E i cittadini europei, al momento opportuno, sanno accorgersene.

1 commento

  1. Ciao zio,
    sono Giorgio.
    Io mi collego ogni giorno al tuo sito, e quando ho visto questo nuovo articolo mi sono sentito di scriverti. Anche papà si collega qui, e sta inserendo su mesembria il link del tuo sito.
    Ora ti saluto. CI vediamo!
    Giorgio

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