VENEZUELA: UNA DITTATURA CHE HA MUTATO LA RICCHEZZA IN POVERTÀ

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Maduro, il dittatore che crede nel socialismo

Dal Corriere della Sera del 25 Gennaio 2019 leggiamo e pubblichiamo l’articolo di Vito D’Angelo:

“Tre milioni di profughi. Fame. Criminalità. Dissidenti in carcere. Il potere nelle mani di uno solo. È questo il Venezuela di Nicolás Maduro, ex autista di bus ed erede di Hugo Chávez che nel nome di Simón Bolívar doveva redistribuire la ricchezza di un Paese baciato dalla fortuna per i suoi pozzi di petrolio. C’è una data che imprime una svolta alla crisi politica: 6 dicembre 2015, elezioni per il Parlamento. Per la prima volta le opposizioni unite vincono dopo 16 anni di «chavismo». Vota il 74% degli elettori (su 32 milioni di abitanti), gli avversari del presidente ottengono i due terzi dei seggi. E Maduro che fa? Accusa i nemici di brogli, toglie loro ogni potere, in pratica li cancella. Fa eleggere un’Assemblea Costituente: tutta di fedelissimi, naturalmente.

Non riconosciuta, tra gli altri, dalla Ue e dal Vaticano. Da quel momento il leader del Partido Socialista Unido del Venezuela, cioè Maduro (lo stesso che incredibilmente nel 2013 aveva accusato Obama di aver avvelenato Chávez, morto di cancro), accelera l’instaurazione di una vera e propria dittatura. Sempre più repressione, nazionalismo, appelli alla resistenza contro l’imperialismo americano, ostilità nei confronti dei «fratelli» sudamericani che a poco a poco hanno preso le distanze da Caracas: dalla Colombia all’Argentina.

Si nega perfino la «diaspora», come viene definita nei Paesi ispanici la grande fuga dei venezuelani che per comprare il pane e il latte (quando si trovano) sono costretti a fare lunghe file, armati di montagne di banconote che non valgono più nulla. Ed ecco le ultime elezioni-farsa. Le presidenziali del maggio 2018. Maduro mette fuori legge i partiti principali che per questo boicottano le urne. Risultato: decide solo il 46% degli aventi diritto, il presidente ottiene il 67% contro due insignificanti (finti?) oppositori.

Si insedia ufficialmente il 10 gennaio in un Paese blindato. Il resto è cronaca di questi giorni…”.

 

 

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