LA NOSTRA FEDE È LA NOSTRA VITA. MEMORIE (a cura di Guido Verna)

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Il Servo di Dio Iuliu Hossu (1885-1970) fu un esempio mirabile di coraggio e di resistenza eroica contro lo spietato accanimento antireligioso, soprattutto anticattolico, del regime comunista instaurato nel 1948 in Romania. Il nuovo regime abrogò subito la Chiesa greco-cattolica, ma mons. Hossu – che ne era vescovo nell’eparchia di Cluj-Gherla, in Transilvania – non si piegò.

Fu arrestato il 29 ottobre a Bucarest dalla Securitate, la polizia politica romena. Rimase prigioniero fino alla morte in «domicilio obbligatorio» il 28 maggio 1970, 85enne.  Le sue ultime parole furono: «La mia battaglia è finita, la vostra continua».

A Dragoslavele, in una villa patriarcale – dove «sarebbe stato rinchiuso tutto l’episcopato della chiesa romena unita» – ebbe inizio la «[…] Via Crucis preparata dai “senza Dio”, come si definiscono da se stessi, in stretta collaborazione […] [con il patriarca] e con molti gerarchi della chiesa ortodossa» (p. 112). Ma per mons. Hossu non furono solo «arresti domiciliari», scontati per lo più nel fatiscente monastero di C?ld?ru?ani. Dal maggio 1950, e per ben cinque anni, fu imprigionato nel terribile carcere di Sighet, dove, nel 1993, è stato realizzato il Memoriale delle vittime del comunismo.

Scrisse le “Memorie” nel 1961 su tre quaderni che un fratello, l’unico che potesse visitarlo, gli portò di nascosto con una boccetta d’inchiostro. Lo scrisse con l’affetto e la sensibilità che nutriva per il suo popolo: «Prendete queste parole, […] miei carissimi fedeli, come il mio testamento, in cui vi lascio quanto ho di più caro: il mio amore per voi tutti, per i carissimi vostri figli, per i loro innumerevoli discendenti» (p. 24).

Il titolo del libro è il leit-motiv dell’intera narrazione, dove l’espressione ricorre più di dieci volte. È la risposta che il cardinale dava sempre ai vescovi possibilisti, ai ministri minacciosi e a chiunque altro gli proponesse cedimenti e accomodamenti con il regime.

Consigliabile agli storici e, più in generale, ai semplici cultori di storia, soprattutto di quella comunista.

 

 

 

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