IL VOLTO NASCOSTO DI MARTIN LUTERO (recensione a cura di Omar Ebrahime e David Taglieri)

754

Martin-Lutero-193x300Anche in tempi dove il politicamente corretto (soprattutto a livello di tendenze culturali e canali dell’informazione) detta legge praticamente ovunque nel nostro Paese, non mancano comunque occasioni utili di vera e propria contro-informazione dirette al grande pubblico. Una delle ultime si è tenuta presso i locali della Chiesa Nuova (Santa Maria in Vallicella) di Roma dove la storica Angela Pellicciari ha presentato il suo libro dedicato alla controversa figura di Martin Lutero (1483-1546) trattando anche, per estensione, la nascita di quell’eterogeneo movimento tedesco che avrebbe dato origine alla Riforma (cioè allo scisma) Protestante del 1517 quando, come noto, il monaco e teologo agostiniano in odore di eresia affiggerà sulla porta del duomo di Wittenberg, in Sassonia, le sue celebri ’95 tesi’ (cfr. A. PELLICCIARI, Martin Lutero, Cantagalli, Siena 2012, Pp. 176, Euro 12,90). I motivi per tornare ancora oggi, a cinquecento anni di distanza, in effetti su quei fatti ci sono tutti:  dalla mancanza di senso dello Stato che caratterizzerebbe da sempre l’italiano-medio a una certa diffusione del nepotismo e della ‘cultura clientelare’ nella società, il nostro Paese – proprio in quanto non ricettivo alla cosiddetta ‘Riforma’ luterana – presenterebbe ancora molti vizi tipici di un ethos civile pre-moderno, intendendo qui la modernità semplicemente come il tempo storico superato del passato e non come una marcata temperie ideologica. E’ risaputo, d’altronde, che da Machiavelli a Gramsci (per non fare che due nomi), passando per la classe dirigente che portò a termine il Risorgimento, non pochi dei nostri tra i più influenti scrittori e intellettuali abbiano visto proprio nel mancato approdo del protestantesimo in Italia la chiave storica di tutti – o quasi tutti – i nostri mali sociali, dall’analfabetismo alla mafia. Di più: persino la nostra ‘supposta’ arretratezza economica avrebbe a che fare con il permanere di una certa mentalità tradizionalmente aliena al protestantesimo, alla sua filosofia e alle sue pratiche. Ce n’è insomma abbastanza per riaprire questa dimenticata pagina del Cinquecento in tutte le sue pieghe e i suoi numerosi risvolti.

Il libro appena pubblicato, inteso dall’autrice come un saggio divulgativo per il grande pubblico e un’introduzione di quadro all’ascesa della rivoluzione protestante in Germania, analizza con taglio geopolitico e un deciso piglio analitico gli effetti di quel singolare movimento culturale e religioso che fece di una contraddittoria visione pseudo-religiosa una filosofia a tutto campo. Pellicciari tratta la figura di Lutero in tutti i suoi aspetti: da quelli strettamente dottrinali (del pensiero teologico, dove egli nega la responsabilità personale perchè esclude l’esistenza di una volontà libera e la necessità delle opere per la salvezza dell’anima) a quelli politici ed economici senza per questo trascurare la visione antropologica di fondo, dell’uomo in quanto tale. Ne emerge un quadro molto diverso da quello ancora oggi trasmesso dalla gran parte dei manuali scolastici di storia se è vero che la cosiddetta ‘lotta per la libertà’ di Lutero fu in realtà lotta contro ogni tipo di autorità e gerarchia ecclesiastica per dare luogo a una vera e propria democratizzazione della Chiesa che nell’arbitraria Weltanschauung luterana diventa infine un’associazione terrena tra le tante, perdendo completamente la fondazione soprannaturale, il senso primordiale e la dimensione trascendente del Corpo Mistico di Cristo (il famoso “Cristo sì, Chiesa no” evocato anche da Pio XII in un discorso del 1952 all’Azione Cattolica poi passato alla storia). Non è un caso che con l’avvento di Lutero nel pensiero occidentale si pongano anche le basi teoriche e concettuali di quell’immanentismo radicale interamente centrato sul soggetto che caratterizzerà da lì in avanti tutto il cammino della filosofia continentale della Modernità. A ciò si aggiungerà poi una peculiare visione geopolitica per cui Roma, in quanto sede del papato, e la romanità, in quanto suo elemento costitutivo, verranno disprezzati e visti simbolicamente come luoghi di vizio e corruzione (anche grazie all’opera di propaganda mirata delle immagini a tema con le diffuse xilografie del pittore Lucas Cranach il Vecchio (1472-1553)) senza possibilità di alcun riscatto. Il limes geografico che il Reno segnava ancora all’interno dell’Impero romano tra le province nordiche e quelle meridionali diventa allora qui anche limes culturale, spirituale e morale. Come avevamo già cercato di mettere in evidenza qualche tempo fa (https://www.recensioni-storia.it/martin-lutero-e-la-fine-delleuropa-unita) la cosiddetta Riforma, infatti, non spezza soltanto l’unità interna (millenaria) della Chiesa che comunque al tempo rappresentava tutta la Cristianità esistente, la ‘societas christiana‘, ma la stessa Europa. Si può senz’altro affermare che a partire da allora l’Europa non è stata più una cosa sola e ha cominciato a pensarsi prima, e a dividersi poi, in un’infinità di particolarismi etnici e religiosi (rifiutando il primato centrale pontificio con il pretesto dell’autoritarismo e avallando, nella teoria come nella prassi, ogni libera interpretazione dei testi sacri il protestantesimo inevitabilmente conduce alla diffusione illimitata di sette, a loro volta ovviamente in lotta tra loro proprio perché non c’è alcuna autorità terza e sovrana a governarle). Ecco, forse osservate da questa prospettiva le responsabilità morali e pratiche di Lutero emergono in tutto il suo carattere di devastazione epocale: grazie a lui non ci sarà più una Chiesa gerarchica unita, non più un popolo di laici cristiani uniti, non più un’Europa dei popoli uniti. Dal semplice punto di vista della storia continentale (politica e religiosa), obiettivamente, difficile trovare un qualche elemento positivo in tutto ciò. Anzi, la diffusione del protestantesimo religioso, a lungo termine, legittimerà anche – contro l’universalismo precedente – la crescita di vari nazionalismi politici e forme di cesaropapismo (con annessa ‘statolatria’) che annulleranno alla radice la libertas Ecclesiae: dalla Germania (dove l’autrice non manca di richiamare le possibili affinità con la visione dello Stato hitleriana) all’Inghilterra (dove peraltro ancora oggi la Regina é il capo, o più correttamente il Governatore supremo, della confessione anglicana) fino ai Paesi scandinavi. Insomma il lascito finale di Lutero sarà una vera e propria rivoluzione a tutto campo, un cataclisma di proporzioni inedite, una cesura epocale, altro che semplice Riforma. E la rivoluzione nel senso letterale del termine la farà già al suo tempo condannando a morte con i suoi scritti quei contadini che, seguendo proprio le sue idee libertarie e democratiche, volevano sciogliere il patto di sudditanza verso i prìncipi (circa 100.00 morti nella lotta che insanguinò i territori tedeschi tra il 1524 e il 1525, compreso l’ex vecchio amico Thomas Müntzer).

Più avanti, poi, la perniciosità del lascito di Lutero si avvertirà soprattutto nell’allontanamento (la cosiddetta ‘de-ellenizzazione’ denunciata a suo tempo anche da Benedetto XVI come tradimento della migliore cultura occidentale) dal patrimonio intellettuale classico greco-romano che ha dato in definitiva origine alla civiltà cristiana (con il primato della filosofia dell’essere, l’apogeo della teologia scolastica, i capolavori dell’arte gotica e romanica) come l’abbiamo storicamente conosciuta. D’altronde, se più del 70% del patrimonio artistico mondiale si trova ancora oggi in Italia e non in Germania (nonostante lo sviluppo politico e la potenza economica di quest’ultima), un motivo ci sarà. E il motivo, con una battuta, ora finalmente si capisce anche il perchè, è che il cattolicesimo promuove fin dall’antichità il culto delle immagini e della bellezza figurativa in funzione educativa e spirituale mentre il protestantesimo è strutturalmente iconoclasta e avverso a ogni minima rappresentazione del divino, grazie, ancora una volta – proprio a lui – a Martin Lutero, il primo iconoclasta dell’età moderna.

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui