ANTIPOLITICHE (di David Taglieri)

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Dunque il SI referendario è passato e con esso la vittoria pentastellata dell’anti-politica.

Già su il Foglio del 14 settembre scorso Giuliano Ferrara ci rammentava come l’antipolitica sia un retaggio del passato, quando in ambiente radicale, non radicalchic, ma radicale pannelliano, andava tanto di moda. E sottolineava il fatto che l’opposizione alla gestione della cosa pubblica non sia stata inventata dall’ex comico Grillo.  

Con un certo orgoglio il fondatore del quotidiano rivendica il fatto di non aver mai sposato l’antipolitica come invece è accaduto un po’ in tutto l’arco costituzionale.

Ci ricorda le veementi tribune contro il sistema consociativista dei partiti e le cupole di palazzo, termini abusati ed usati da Marco Giacinto Pannella. Sottolinea il direttore dell’elefantino che dopo il radicale Pannella è arrivato Grillo, sicuramente con minori argomentazioni e cultura, ma con una parlantina dell’avanspettacolo. 

Ferrara fa un salto nella storia, costatando quanto la vena antipolitica appartenesse già alla società guicciardiniana. Un sapore antropologico che farebbe parte dell’essere italiano…

Nonostante ciò Ferrara si è schierato a favore del Si referendario, auspicando il rifacimento della legge elettorale e dei regolamenti parlamentari. 

Sta di fatto che il fondatore dell’elefantino conservatore mette sotto la lente di ingrandimento un aspetto mai trattato da altri: la similitudine fra i 5 Stelle ed il partito radicale, magari distanti sul piano dei numeri, della politica estera, dell’economia, ma vicini nel nichilismo e nell’andare contro a prescindere.

 

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