BENEDETTO XVI: ECCO LA STRADA DEL VERO RINNOVAMENTO (di Marco Invernizzi)

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Fra i diversi interventi dei giorni precedenti la Pasqua, ve ne è uno di papa Benedetto XVI che merita una particolare attenzione. Si tratta dell’omelia durante la Messa crismale del Giovedì santo, 5 aprile. In essa il Santo Padre ha preso spunto da un recente “appello alla disobbedienza” di sacerdoti austriaci (circa il 10% del totale, un numero preoccupante) per ricordare ai preti, ma in generale a tutti i cattolici, il dovere dell’obbedienza al Magistero della Chiesa. Niente di nuovo, si potrebbe pensare, anche se la dimensione numerica di chi nella Chiesa rifiuta il Magistero, o comunque non ne tiene conto non leggendolo quasi mai, è veramente estesa.

Ma c’è un aspetto che va oltre questa considerazione e che mi pare giusto sottolineare perché i discorsi del Papa andrebbero sempre riletti due volte, per coglierne la profondità.

E’ lo stesso Papa ad averlo detto nell’omelia, dopo avere ricordato che i preti austriaci disobbedienti hanno chiesto una cosa (l’ordinazione sacerdotale delle donne) che il beato Giovanni Paolo II ha affermato in modo definitivo come impossibile per la Chiesa: “il beato Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato in maniera irrevocabile che la Chiesa, al riguardo, non ha avuto alcuna autorizzazione da parte del Signore”.

Secondo lo stile che lo caratterizza, Benedetto XVI ha peraltro preso sul serio il problema sollevato dai disobbedienti, che pensano di potere risolvere i problemi della Chiesa disobbedendole: “Ma non semplifichiamo troppo il problema”.

Il Papa indica in Cristo il modello del vero obbediente: Lui ha fatto la volontà del Padre, mettendoci tutta la sua persona, fino al sacrificio della vita. Cristo ha corretto le tradizioni umane, come vorrebbero i disobbedienti, ma per fare la volontà del Padre, non per sostituire una tradizione umana con un’altra.

Si tratta allora di stabilire chi può indicare le condizioni di un vero rinnovamento nella Chiesa, affinché si faccia la volontà di Dio e non quella degli uomini: “Chi guarda alla storia dell’epoca post-conciliare, può riconoscere la dinamica del vero rinnovamento, che ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni di vita e che rende quasi tangibili l’inesauribile vivacità della santa Chiesa, la presenza e l’azione efficace dello Spirito Santo”. Negli ultimi decenni, ha detto Benedetto XVI, accanto alla crisi della fede nelle società occidentali e alla crisi interna alla Chiesa, c’è stato anche un vero rinnovamento presente in quei movimenti e associazioni sorti dopo il Vaticano II che di fatto hanno incominciato a praticare la nuova evangelizzazione del mondo occidentale, come il Pontefice disse anche nel celebre discorso alla curia del 22 dicembre 2005 sulla corretta interpretazione del Concilio.

Ma la garanzia del rinnovamento sta nella fedeltà a Cristo, che si manifesta nell’obbedienza alla sua Chiesa. In sostanza, dice Benedetto XVI, abbiamo bisogno di qualcuno che ci guidi per fare veramente la volontà di Dio, che ci indichi la strada perché assistito da una luce più luminosa di quella che possono avere gli uomini, la luce di Dio che orienta la Chiesa. Questo aiuto lo troviamo in primo luogo nella parola della Chiesa docente: “i testi del Concilio Vaticano II e il Catechismo della Chiesa Cattolica sono gli strumenti essenziali che ci indicano in modo autentico ciò che la Chiesa crede a partire dalla Parola di Dio. E naturalmente ne fa parte anche tutto il tesoro dei documenti che Papa Giovanni Paolo II ci ha donato e che è ancora lontano dall’essere sfruttato fino in fondo”.

In sostanza, il Papa ci chiede di usare i tesori che la Chiesa mette a disposizione dei fedeli, a cominciare dalla Sacra Scrittura “che non leggeremo e mediteremo mai abbastanza”, dai santi che ci forniscono modelli umani più avvicinabili rispetto alla grandezza di Cristo (e il Papa ne indica molti ai sacerdoti ai quali prevalentemente si rivolge in questo discorso) e poi dall’obbedienza al Magistero.

Spesso noi ci lamentiamo dei tempi in cui viviamo, ma non usiamo gli strumenti che abbiamo a disposizione per migliorare la nostra epoca e per aumentare la nostra fede. Siamo ammalati ma non prendiamo le medicine, anzi non leggiamo neppure le ricette. Che ci sono, ma giacciono impolverate nelle biblioteche o sui siti.

A proposito, l’omelia del Papa si può leggere sul sito della Santa Sede: www.vatican.va.

 

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