BENEDETTO XVI: IL “DE CIVITATE DEI” DI SANT’AGOSTINO CI AIUTA A COMPRENDERE LA VERA LAICITA’

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santagostino.jpg Mercoledì 20 febbraio, dopo la pausa rappresentata dagli esercizi spirituali della quaresima, il Pontefice è tornato a parlare dei Padri della Chiesa, tratteggiando la figura di Agostino, il Santo Vescovo di Ippona (antica città dell’Africa settentrionale, oggi in Algeria).

“S. Agostino è il Padre della Chiesa che ha lasciato il maggior numero di opere”, alcune delle quali “sono di importanza capitale, e non solo per la storia del cristianesimo ma per la formazione di tutta la cultura occidentale”.

Il Pontefice ha quindi passato in rassegna l’enorme produzione letteraria di S.Agostino. A proposito del De civitate Dei, scritto in seguito al sacco di Roma compiuto dai Goti nel 410, Benedetto XVI ha ricordato come “…Tanti pagani ancora viventi, ma anche molti cristiani, avevano detto: Roma è caduta, adesso il Dio cristiano e gli apostoli non possono proteggere la città”.

“Durante la presenza delle divinità pagane Roma era caput mundi, la grande capitale, e nessuno poteva pensare che sarebbe caduta nelle mani dei nemici. Adesso, con il Dio cristiano, questa grande città non appariva più sicura. Quindi il Dio dei cristiani non proteggeva, non poteva essere il Dio al quale affidarsi”, ha spiegato il Papa.

Sant’Agostino rispose all’obiezione scrivendo il De Civitate Dei; rispose dunque con questa “grandiosa opera”, “chiarendo che cosa dobbiamo aspettarci da Dio e che cosa no, qual è la relazione tra la sfera politica e la sfera della fede, della Chiesa”.

“Anche oggi questo libro è una fonte per definire bene la vera laicità e la competenza della Chiesa, la grande vera speranza che ci dona la fede”, ha osservato il Vescovo di Roma.

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