COMUNICATO DI ALLEANZA CATTOLICA SULLA GUERRA IN UCRAINA

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Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”. Così diceva Pio XII il 24 agosto 1939, invitando i potenti a parlarsi, a dialogare per evitare la guerra. Non fu ascoltato e sappiamo come andò a finire.

Per il 2 marzo il Regnante Pontefice ha chiesto una giornata di preghiera e digiuno contro la guerra, prima che questa cominciasse.

Adesso che ormai la guerra è in corso non basta più auspicare il dialogo, ma bisogna anche denunciare l’aggressione russa contro una nazione indipendente e uno Stato sovrano.

I problemi, la stessa sicurezza dei propri confini richiamata da Putin, sono questioni pur serie ma non si risolvono con questi mezzi che violano completamente il diritto internazionale. Putin si fermerà? Oppure ha in mente un progetto di conquista che ha maturato in oltre vent’anni di potere, come temono i Paesi dell’Europa orientale?

Dalla nostra parte c’è il nulla.

Nulla è l’Unione europea che continua a fare riferimento a valori comuni che non possiede, essendo palesemente un insieme di Stati esclusivamente interessati a trarre vantaggi solo economici dalla alleanza. Nulla sembra anche la politica degli USA, che preparano sanzioni che la Russia ha già previsto di potere sopportare, come alcuni analisti hanno notato.

Chi tace e sembra acconsentire ai progetti militari russi è la Cina, consapevole di trarre un vantaggio dal conflitto senza esporsi.

Poi rimane l’Ucraina e il suo popolo, che patisce direttamente le conseguenze dell’invasione russa. Questo popolo ha una lunga storia di amore-odio con Mosca, ma anche una propria peculiarità storico-culturale. Esso oggi vuole l’Europa, forse più per paura della Russia che per amore dell’Occidente. Essa si trova sul confine fra Est e Occidente e ne patisce le contraddizioni come tutti i Paesi dove le culture si mescolano. Ma nessuno può toglierle il diritto di coltivare il proprio passato e di decidere il proprio futuro, tanto meno con la violenza delle armi. Così come nessuno può negare alle comunità russe che vivono entro i confini ucraini di rivendicare il proprio diritto all’autodeterminazione. La conciliazione di questi diritti può avvenire però soltanto nell’ambito del diritto internazionale.

Vi sono quindi le Chiese ucraine, le due ortodosse: una fedele a Mosca e l’altra autocefala legata al Patriarcato di Costantinopoli, e la Chiesa greco-cattolica di rito bizantino.

Il capo di quest’ultima ha esortato i fedeli a difendere la patria. «Oggi consideriamo la difesa della nostra terra natale, della nostra memoria e della nostra speranza, del nostro diritto di esistere concesso da Dio come una responsabilità personale e un sacro dovere dei cittadini ucraini» ha scritto Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco cattolica di Ucraina in un messaggio ai «figli e alle figlie del popolo ucraino»: «Difendere la nostra Patria è un nostro diritto naturale e dovere civico» (Sir, 23 febbraio).

E il giorno successivo ha aggiunto: «La nostra Chiesa sarà sempre con il suo popolo. Abbiamo l’esperienza della guerra all’Est dell’Ucraina ormai da 8 anni. Cerchiamo di organizzare bene la rete degli aiuti umanitari, metteremo a disposizione della gente, in caso di emergenza, le nostre chiese e gli edifici cha abbiamo a disposizione per salvare ogni vita. Ricordiamo che le nostre chiese erano già diventate ospedali da campo nei tempi della Rivoluzione della dignità».

L’arcivescovo lancia quindi un appello: «Continuiamo a chiedere alla comunità internazionale di essere uniti con noi, di credere nell’Ucraina che oggi difende la pace in Europa a costo del sangue dei propri figli. Ogni sforzo su ogni campo è molto importante». E aggiunge: «Stamattina ho fatto di nuovo un appello al popolo ucraino, chiedendo di mettersi al servizio uno all’altro, di essere solidarietà, di difendere la nostra Patria. Noi siamo un popolo che ama la pace, non vogliamo fare la guerra con nessuno, non pretendiamo il territorio di nessun altro paese, ma saremo predisposti fino all’ultimo a difendere la nostra casa comune che è la nostra cara terra ucraina» (Sir, 24 febbraio).

A noi rimane il dovere della preghiera e dell’informazione, per quello che conosciamo e possiamo trasmettere.

Mai come oggi crediamo veramente che solo preghiera e digiuno possono sconfiggere il demonio che vuole sempre dividere, eccitare all’odio e impedire l’ordine e la pace.

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