Dopo Giovanni Paolo II che ha sconfitto il comunismo con la pace e il sorriso, Benedetto XVI ha avuto il ruolo di combattere contro un nemico ancora più subdolo, contro la dittatura invisibile: il relativismo. Lo ha fatto con la saggezza e la sapienza di chi ha alle spalle storia ed esperienza, e con l’umanità di un Grande Pontefice. Sicuramente in questi anni ci ha donato dolcezza, consigli preziosi, e ha indicato la via come fa ogni Vero Pastore.
All’annuncio delle dimissioni il mondo è rimasto spiazzato: laici-credenti, media, istituzioni, cittadini comuni…E allora immaginiamo che il Papa tedesco pregherà molto, dopo la chiusura ufficiale dell’avventura al soglio pontificio, e ovviamente tornerà ai suoi amori: i libri, la montagna, la filosofia e la teologia.
A proposito di libri sarebbe bello leggere in questi giorni “L’Infanzia di Gesù” (pagg. 149, Edizioni Rizzoli).
Con semplicità, purezza e fluidità di linguaggio, Benedetto XVI in quest’opera parla dei primi anni di Gesù, che comunque dobbiamo vivere nel presente, perché come insegna e ribadisce il pontefice emerito, Cristo è nella storia, il passato ha valore nel presente, e in dialogo con esso il Signore Gesù può essere proiettato nel futuro. Partendo dal Bambino, dalla creazione, possiamo avvicinarci nuovamente all’Ideale, al Reale e al buon senso, lontani dalla pochezza di questa società che ci sta imponendo fracasso e banalità. La modernità non va rifiutata, ma normata, regolata, impregnata di sacralità oltre che della comune vita quotidiana. La grande sfida di oggi è testimoniare la Verità nella libertà, non c’è libertà senza Verità; leggendo i libri e i saggi di Benedetto XVI comprendiamo l’universalità della Chiesa e la sua missione.
Alla vigilia del conclave, da parte di tutti i noi un grazie grande come una casa per questi otto anni, per la luce del suo sguardo nel buio del nichilismo.