DUE SINISTRE PER L’AMERICA LATINA (L’Ora del Salento, 3 maggio 2008, pag.11)

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paraguay.gif OSSERVATORIO GEOPOLITICO

Lo scorso 21 aprile 2008 l’ex vescovo cattolico Fernando Lugo, 56 anni, alla guida di una coalizione di centro-sinistra, è stato eletto presidente del Paraguay. Ha sconfitto Blanca Ovelar, la candidata del partito Colorado (di centro-destra, al potere da 62 anni). Fernando Lugo a Natale di due anni fa aveva annunciato il suo diretto impegno in politica per aiutare il Paese “a liberarsi dal Partido Colorado“, e fu per questo sospeso “a divinis” dal Vaticano nel febbraio del 2007.

Con tale successo elettorale, oggi trova compimento la virata a sinistra di quasi tutta l’America Latina. Solo la Colombia del presidente Uribe (dilaniata dalla feroce guerriglia interna di stampo marxista), il Messico, l’Honduras ed El Salvador restano governati da formazioni politiche che si rifanno al centro o al centro-destra. Analizzando il nuovo scenario politico sudamericano, si può distinguere fra governi riformisti, ispirati ad una socialdemocrazia di tipo europeo, e governi della sinistra radicale, con una forte connotazione rivoluzionaria filo-castrista. Ci sono poi, ovviamente, leadership che si pongono a cavallo fra i due sistemi.

Possiamo così inserire nel gruppo della sinistra moderata il Cile della socialista Michelle Bachelet; il Brasile dell’ex sindacalista Luiz Inácio da Silva detto Lula; l’Uruguay di Tabaré Vasquez e il Perù di Alain García.

Del secondo gruppo fanno invece parte il Venezuela del “bolivariano” Hugo Chávez; la Bolivia di Evo Morales; l’Ecuador di Rafael Correa e il Nicaragua di Daniel Ortega.

In una posizione mediana è situabile Cristina Kirchner in Argentina, mentre si attende di vedere quali saranno gli schieramenti di campo del neo-eletto Fernando Lugo in Paraguay, che pur essendo un ammiratore del Che e un sostenitore della teologia della liberazione, ha sinora prudentemente preso le distanze da Hugo Chavez.

Fra i regimi filo-castristi e gli altri governi sudamericani di centro-sinistra vi è indubbiamente … “feeling”, ma anche qualche proble ma.

L’aumento del prezzo degli idrocarburi perseguito da Venezuela e Bolivia non ha danneggiato soltanto gli Stati Uniti, ma primo fra tutti il Brasile, che dipende in modo considerevole da Bolivia e Venezuela, e anche l’Argentina.

Pure l’energia idroelettrica prodotta in abbondanza dal Paraguay adesso potrebbe costare di più per i due colossi sudamericani.

Ma, soprattutto, per l’intera area risulta destabilizzante il “fattore Chávez”, che fa impennare le spese militari con una vera e propria corsa al riarmo. Gli altri governi seguono a ruota: chi per emulare il nuovo “Che” in versione venezuelana, chi per il mal celato timore degli altrui sogni rivoluzionari …

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